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Un nuovo studio conferma che le mascherine chirurgiche possono essere lavate fino a 10 volte

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Pubblicato il 10/12/2021
Di Team Digital
Le mascherine chirurgiche possono essere lavate fino a 10 volte


Lo smaltimento delle mascherine sta diventando un problema sempre più urgente per la tutela dell’ambiente. Secondo uno studio presentato lo scorso febbraio dalla North London Waste Authority, si stima che siano diventate uno dei rifiuti più diffusi al mondo e che abbiano superato i sacchetti di plastica. In mare, poi, possono avere effetti disastrosi.


“Una mascherina che viene ingerita da una tartaruga, un delfino rosa o una neofocena, ad esempio, potrebbe facilmente rimanere bloccata nel sistema digestivo di questo animale, uccidendolo” – ha commentato Teale Phelps Bondaroff, direttore di una ricerca commissionata da OceansAsia – “La maggior parte di queste maschere contiene o sono realizzate in polipropilene, che non si rompe rapidamente. L’inquinamento marino della plastica è un problema serio. Si stima che ogni anno oltre otto milioni di tonnellate di plastica entrino nei nostri oceani. Questa plastica non scompare ma si scompone piuttosto lentamente in micro-plastica, che entra nelle catene alimentari, con effetti devastanti”.


La possibilità che una mascherina possa essere riutilizzata, senza compromettere la sua efficacia e mettere a rischio la salute di chi la usa, diventa quindi molto importante. Lo scorso aprile avevamo riportato lo studio di un team di ricercatori di Münster che sosteneva che determinati modelli di maschere FFP2 potevano essere lavate fino 10 volte senza perdere la loro capacità filtrante.


Ora un nuovo studio ha riportato un risultato simile anche per quelle chirurgiche. Come spiega GreenMe, la ricerca è stata pubblicata dalla  rivista scientifica Chemosphere dal centro di ricerche cliniche dell’Ospedale universitario di Grenoble.


Dopo un anno e mezzo di test in laboratorio, gli esperti hanno potuto dimostrare che mascherine mediche in polipropilene di tipo IIR possono essere lavate fino a 10 volte mantenendo la propria performance superiore alle mascherine in tessuto di categoria 1.Lo studio è stato condiviso anche dall’Organizzazione mondiale della sanità e rappresenta uno dei tanti spunti utili che ogni persona può seguire riducendo così il proprio impatto con l’ambiente.


Ovviamente bisogna avere determinate accortezze. Se le mascherine appaiono danneggiate o consumate è meglio sostituirle. Così si legge nello studio: “la comparsa di peluria è il segno che la maschera è da buttare anche se le sue proprietà filtranti restano efficaci”. Per maggiori informazioni qui trovate l’articolo completo.


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