A Castagnole di Paese, in provincia di Treviso, un progetto dal forte impatto sociale e ambientale sta trasformando il sogno del matrimonio in realtà per molte future spose, senza gravare sul portafoglio e sull’ambiente. Grazie all’impegno della Caritas locale e alla determinazione di Marta Feletto, è nato un atelier che offre oltre 200 abiti da sposa usati, permettendo alle donne di scegliere l’abito perfetto in modo sostenibile e solidale.
Dall’altare alla sostenibilità: l’atelier di abiti da sposa usati che fa la differenza
L’iniziativa, avviata nel 2009 da Marta Feletto, originaria di Jesolo, ha raccolto nel corso degli anni una vasta collezione di abiti nuziali donati da privati e aziende. Questi abiti, spesso indossati una sola volta, trovano nuova vita grazie a questo progetto, offrendo alle spose la possibilità di noleggiarli a fronte di un contributo volontario. In questo modo, si promuove un’economia circolare e si riducono gli sprechi legati alla moda nuziale.
La sostenibilità è al centro di questa iniziativa. L’industria della moda è nota per il suo elevato impatto ambientale, con emissioni significative e un consumo intensivo di risorse naturali. Optare per un abito da sposa di seconda mano non solo riduce l’impronta ecologica del matrimonio, ma rappresenta anche una scelta etica e consapevole. Come evidenziato da studi recenti, l’acquisto di capi vintage o usati contribuisce a diminuire gli sprechi e a promuovere una moda più responsabile.
Il progetto di Castagnole di Paese non è un caso isolato. In tutta Italia, iniziative simili stanno prendendo piede, come l’atelier solidale del Monastero di Santa Rita da Cascia, che ha attirato l’attenzione dei media internazionali per la sua proposta di abiti da sposa donati e redistribuiti a chi ne ha bisogno.
Questi progetti dimostrano come sia possibile coniugare solidarietà, sostenibilità e bellezza, offrendo alle future spose l’opportunità di vivere il loro giorno speciale in modo autentico e rispettoso dell’ambiente.
Foto di Anthony Tran su Unsplash