Si stima che ogni anno finiscano negli oceani tra gli 8 e i 10 milioni di tonnellate di plastica. È il drammatico bilancio dell’UNESCO presentato oggi, 8 giugno, in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani.
Come spiega il sito di Al Jazeera, la principale causa di una tale quantità di plastica dipende da sistemi di smaltimento impropri che scaricano i rifiuti nei fiumi e nei torrenti. In più ci sono i cosiddetti “attrezzi fantasma”, ovvero reti e altri attrezzi da pesca abbandonati dai pescherecci, che oltre a inquinare i fondali possono diventare delle trappole mortali per tartarughe, cetacei e squali.
La salute degli oceani riguarda tutti
Il tema della salute degli oceani e della fauna che ci vive è ancora troppo sottovalutato e ci si dimentica di come questa influenzi la salute e il benessere di tutte le popolazioni del mondo. In Italia il 66,8% del mare aperto è sotto assedio: traffico marittimo, pesca insostenibile, inquinamento, il tutto aggravato dagli impatti del cambiamento climatico che colpiscono fortemente tutto il Mediterraneo. A dirlo è il WWF che, ogni anno, nella Giornata Mondiale degli Oceani, pubblica un nuovo report con dati e proposte concrete per ricordare all’opinione pubblica e al mondo politico quanto sia importante difendere il Capitale Blu.
Grazie alla campagna GenerAzione Mare, per tutta l’estate sono in programma circa 100 attività che vedranno coinvolti migliaia di volontari, aiutati da ricercatori, pescatori, gestori di aree marine protette, in operazioni di pulizia delle spiagge e dei fondali.
Che cos’è la Giornata Mondiale degli Oceani
Ogni anno l’8 giugno si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani. La ricorrenza nasce dall’Anniversario della Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro, il vertice delle Nazioni Unite del 1992 che ha gettato le basi per lo sviluppo sostenibile.
FoFoto: © Troy Mayne-WWF