Cresce la preoccupazione sui casi di vaiolo delle scimmie registrati in Italia e nel resto d’Europa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta valutando l’ipotesi di classificare la malattia come emergenza sanitaria internazionale, ma ha specificato che per il momento non ci sono casi gravi. Nelle ultime ore Maria Van Kerkhova, a capo della ricerca sulle malattie emergenti dell’Oms, ha spiegato che è importante tenere sotto controllo la situazione ma che è possibile contenere la diffusione del virus.
Sulla questione si è espresso anche il prof. Massimo Galli, l’ex direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. “L’ipotesi dell’Organizzazione mondiale della Sanità credo sia un atto dovuto, fino a un ulteriore chiarimento della situazione” – ha commentato Galli all’Adnkronos – “Non si può certo lasciar passare un fenomeno con queste caratteristiche senza lavorarci sopra, seppure non ci sono gli elementi di un allarme”.
Galli per ora frena sull’ipotesi di una reintroduzione del vaccino anti-vaiolo, eliminato in Italia dal 1981. “Il rapporto costo-beneficio non è tale da reintrodurre un vaccino che, tra l’altro, non è una passeggiata gratis: ha una serie di effetti collaterali, e il rischio di questi effetti, bilanciato al rischio di prendere l’infezione, mi fa dire che non vale assolutamente la pena di vaccinarsi” – spiega Galli – “La strategia più corretta è andare a vedere da dove questa infezione parte e seguire con molta attenzione i contatti dei contagi. […] Se non sfugge qualcosa, se le cose vengono fatte bene, non dovremmo avere grandi problemi, se non un ulteriore monito sul fatto che la natura va maneggiata con cura. Ricostruendo la catena dei contatti dei casi accertati si dovrebbe chiudere la vicenda in un tempo ragionevole e mi auguro davvero che sia così”.
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