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A Bologna un liceo vieta gli smartphone: “occorreva un intervento educativo forte”

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Pubblicato il 13/09/2022
Di Team Digital
A Bologna un liceo vieta gli smartphone occorreva un intervento educativo forte


Da anni gli smartphone fanno parte della nostra vita, sono ormai considerati quasi un’estensione dei nostri arti, delle nostre menti e dei nostri spazi. Se da una parte hanno portato ad inequivocabili innovazioni dall’altra hanno cambiato il nostro modo di vivere e non per tutti lo hanno fatto in meglio e c’è chi ha iniziato a vietarli in alcune circostanze.


È il caso del liceo Malpighi di Bologna nel quale preside e docenti hanno preso la drastica decisione di vietare gli smartphone in aula con l’obiettivo di ripristinare le interazioni sociali e migliorare la didattica. Dalla mattina, comprese tutte le lezioni e gli intervalli, gli smartphone dovranno stare in un cassetto, lontani dai loro proprietari e proprietarie.


Cellulari vietati in aula: ragioni e reazioni


Come è facilmente immaginabile la reazione degli studenti e delle studentesse non è stata positiva. In fondo con i cellulari sono nati e ci passano la maggior parte del loro tempo, non è facile rinunciarvici per così tante ore. Inoltre, complice la DaD, alcuni insegnanti si sono abituati all’uso delle tecnologie per integrare la loro didattica, inclusi gli smartphone. D’altro canto, però, ci sono i genitori, i quali si sentono rassicurati e sono felici di questa iniziativa.


La modifica del regolamento – come riporta LaRepubblica – è arrivata dopo mesi di riflessione e di confronto, anche con neuropsichiatri. Un tentativo definito “coraggioso” dal preside Marco Ferrari.


Le parole del preside


Un progetto didattico “che non calpesta la libertà di nessuno, ma permette ai ragazzi di sperimentare una scuola nuova, quella che tutti noi abbiamo vissuto, senza smartphonespiega il preside Ferrari durante la presentazione del nuovo regolamento.


I richiami sono inutili, è difficile, se non quasi impossibile, chiedere loro il distacco dall’uso pervasivo e distrattivo dello smartphone. Li vedo durante l’intervallo, nemmeno parlano più tra loro e in classe sono continuamente distratti dal telefoninocontinua FerrariAllora abbiamo deciso che occorreva un intervento educativo forte, mi rendo conto che lo è, ovvio che ci esponiamo anche alle reazioni critiche. Ma quella dal cellulare è una dipendenza che non puoi vincere con la buona volontà. Verificheremo come è andata a fine anno, ma penso che sia un tentativo che dovrebbero provare tutte le scuole. Crediamo che così i ragazzi possano dedicare tutte le loro energie al lavoro che si fa in classe e sperimentare la sfida dell’altro e dell’essere comunità durante l’intervallo“.


La tecnologia è comunque al centro della didattica al Malpighi, con gli strumenti e secondo metodi e tempi adeguati. Per lo smartphone rimangono libere le altre 18 ore della giornata – dice – Il momento dell’apprendimento della lezione e della costruzione di relazioni sociali all’intervallo può essere favorito e accresciuto nelle sue potenzialità se abbiamo il coraggio di regalare ai nostri studenti la libertà da una dipendenza orami quasi insuperabile che è quella dallo smartphone“. Aggiunge Elena Ugolini, rettrice della scuola ed ex sottosegretaria all’Istruzione con il governo Monti.


Quali saranno i risultati di questo cambiamento lo sapremo solo a fine anno.


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Foto: LaPresse sx – Marjan Blan | @marjanblan dx


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