“Sai che ti dico amico mio, stamattina mi sentivo proprio l’ultima delle schifezze, una vera merda ambulante, già. Che si fottano i soldi, chi se ne frega, la vita va avanti”.
Era il 1998, gli anni duemila si affacciavano all’orizzonte, e prendeva vita, dall’immaginario dei fratelli Coen, l’antieroe pasticcione, un po’ zen e un po’ trotzkista, un po’ hippie e un po’ fannullone, Jeff Lebowski, detto il Drugo. Un caso di omonimia coinvolge il povero Drugo, che passa il tempo tra una partita a bowling, un giro in macchina, la spesa in vestaglia e uno spinello, in un’avventura più grande di lui.
Un film che ha suscitato molto interesse in ambito culturale tanto da ispirare articoli, saggi e uno studio pubblicato nel 2009 The Year’s Work in Lebowski Studies, a cura della Indiana University Press. Una raccolta di articoli che vanno dalla preparazione del White Russian, drink amato dal protagonista, allo studio del carattere del Drugo. Dal 2002 ogni anno a Louisville si svolge il Lebowski Fest, una celebrazione in cui si può assistere a diversi concerti, collettive di film e conoscere i sosia dei protagonisti.
Nel 2014 la pellicola è stata inserita nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Nonostante gli attestati di stima e gli appassionati che continuano a celebrare questa crime-comedy, il Grande Lebowski non avrà mai il suo sequel. E’ un’amara verità con la quale tutti i fan dovranno fare i conti, limitando la loro passione ad una visione continua del celebre film ispirato al romanzo Il grande sonno di Raymond Chandler. Una bufala girata per qualche mese sui social network, che annunciava appunto il sequel, aveva emozionato gli appassionati del film, con conseguente sopraggiunta delusione.
Arriva una piccola consolazione che potrà aiutarci a pianificare le nostre vacanze. Il Los Angeles County Museum of Art (LACMA) ha deciso di trasformare in un museo la casa che nel film dei fratelli Coen ospitava il re del porno Jackie Treehorn. La dimora di Mr Treehorn progettata nel 1963 dall’architetto John Lautner, fu acquistata nel 1971 dal milionario e sostenitore dell’NBA, James Goldstein. Insieme Goldstein e Lautner l’hanno ristrutturata per poter ottenere un’abitazione dove si confondesse “la linea di demarcazione tra l’interno ed esterno, ospitando mobili su misura e seguendo un’idea minimalista che si basa sull’uso di cemento, legno e vetro.”
Foto da thecreatorsproject.vice.com
All’interno della bellissima villa sono presenti anche delle opere dell’artista James Turrell come “Above Horizon” completata nel 2004, una finestra molto particolare, “Breathinf Light” e “Light Reingfall”, da qui è nata l’idea della collaborazione con il LACMA. Secondo il direttore del museo Michael Govan la casa è “essa stessa un’opera d’arte. Oltre alla programmazione culturale ed educativa ci auguriamo che la casa possa attirare un vasto pubblico: si tratta di uno dei capolavori più significativi per la città di Los Angeles. Siamo anche ispirati dallo spirito eclettico di Mr. Goldstein, capace di mettere insieme il mondo della moda, dell’architettura e dello sport. Organizzeremo visite della casa, del giardino, e di molte opere d’arte che saranno ospitate al suo interno. E speriamo che nascano anche altre iniziative colorando con tutti gli istituti d’arte e le compagnie della città”.