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Il discorso di Michael Jordan al Memorial Kobe Bryant ha commosso tutti

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Pubblicato il 25/02/2020
Di Team Digital
Il discorso di Michael Jordan al Memorial Kobe Bryant ha commosso tutti

Michael Jordan, ha sempre detto che c'era un solo giocatore che poteva seguire le sue orme: era Kobe Bryant e ieri gli ha reso omaggio

Sono stati da sempre paragonati, cercando di creare un dualismo che alla fine non si è mai concretizzato. Anzi, a volte, può accadere un piccolo miracolo come questo: due persone messe in competizione tra loro, che anziché vivere di questa competizione come lo si fa tra avversari, riescono a diventare non solo amici, ma addirittura fratelli. Così, i paragoni, ovvero gli ingombranti paragoni di media e tifosi, non ottengono l’effetto (forse) sperato e proprio per questo, Michael Jordan – intervenuto ieri al memoriale organizzato per Kobe e ‘GigiBryant – ha sempre parlato della stella dei Lakers definendolo, semplicemente, un fratellino. Un discorso commovente e in cui il celebre numero 23 dei Bulls, non è riuscito a trattenere le lacrime. Lui, come molti altri.


Il discorso di Michael Jordan al Memorial Kobe Bryant ha commosso tutti


Prego per Vanessa e tutta la famiglia Bryant e li ringrazio per avermi voluto qui oggi a parlare a tutti voi. Per quello che ha raggiunto come giocatore, come businessman, come storyteller e come padre, nel gioco del basket e come genitore, vi posso dire che Kobe ha dato tutto. Così come Kobe ha dato tutto sul parquet. Forse sorprenderò un po’ tutti dicendo che io e Kobe eravamo grandi amici. Davvero grandi amici. Kobe era un grande amico, ma anche il mio piccolo fratellino. Tutti volevano fare paragoni tra me e lui, ma io volevo solo parlare di Kobe. Molti di noi hanno fratelli, sorelle, che spesso rubano le nostre cose, i nostri vestiti, tutto. È una seccatura, ma il fastidio si trasforma poi in amore. È diventa ammirazione, proprio come i fratellini hanno per i loro fratelli maggiori. Voleva sapere ogni piccolo dettaglio sugli allenamenti, su come mi allenassi io. Mi chiamava spesso, mi messaggiava spesso alle 23.30, 1.30, 3 di mattina. Mi parlava di post-up move, lavoro di piedi e qualche volta, del triangolo. E all’inizio era un po’ fastidioso. Poi si è trasformato in una sorta di passione. Questo ragazzo aveva una passione che gli altri non conoscevano. È sempre la passione a guidare le persone. Se non hai una forte passione per qualcosa, non puoi andare all’estremo per ottenere quello che vuoi, per raggiungere i tuoi obiettivi. Kobe era per me qualcuno a cui ispirarsi. Voleva spingere sé stesso all’estremo, per diventare il migliore giocatore possibile. E mi spingeva ad essere il miglior fratello maggiore che potevo essere. Per fare questo ho dovuto sopportare le chiamate a tarda notte o alcune sue domande stupide. Parlavamo di tutto, parlavamo di business e di famiglia. Ora mi tocca sopportare altri meme con la mia faccia mentre piango per i prossimi 3-4 anni (lo Staples ride, ndr). Avevo promesso di non piangere per non vedere altri meme in giro. E invece… Due mesi fa mi aveva mandato un messaggio e diceva: ‘Sto provando ad insegnare a mia figlia qualche mossa e non so cosa farle vedere. Cosa ne pensi? Cosa le posso far vedere?’. Gli risposi: ‘Quanti anni ha tua figlia?’. Lui rispose: ’12’. E io replicai: ‘Io a 12 anni cercavo di giocare a baseball’. E siamo crepati dal ridere. E questa era una delle discussioni delle 2 del mattino. Potevamo parlare di tutto. Eravamo amici. Non è facile crescere da avversari e poter avere delle belle conversazioni come facevamo noi due. Una volta ero andato ad incontrare Phil Jackson ai tempi dei Lakers, era il 1999 o il 2000, non ricordo bene… e mi sedetti nel posto di Kobe. Lui mi venne incontro e mi disse: ‘Hai portato le tue scarpe?’. Io risposi: ‘No, non pensavo di dover giocare…’. Ma la sua attitudine di voler competere sempre, parlare in un certo modo, è stato tutto questo che lo spinto ad essere quello che era per questo gioco. Adoravo la passione Kobe. Ci ha insegnato che dobbiamo passare più tempo con la nostra famiglia e le persone alle quali vogliamo bene. A Vanessa, Natalia, Bianca, Capri… pregherò sempre per voi. Quando Kobe è morto, è morto un pezzo di me. E se adesso guardo tutti voi, penso che sia morto un pezzo di tutti noi. Vi prometto che d’ora in poi vivrò col ricordo e la consapevolezza che avevo uno straordinario fratello minore che ho provato ad aiutare come potevo. Per favore riposa in pace fratellino mio.



Immagine di copertina tratta dal video


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