Che la tecnologia abbia delle conseguenze sull’essere umano è ormai consolidato, basta pensare ai semplicissimi effetti che le luci blu di PC e smartphone hanno sui nostri cicli di sonno e veglia. Una recentissima ricerca ha però messo in risalto conseguenze ben più impattanti, fortunatamente per noi però si verificheranno tra circa mille anni.
Lo studio commissionato da Toll Free Forwarding ha ricreato in 3D un prototipo di essere umano donna del 3.000.
Ecco Mindy: nel 3.000 saremo così a causa della tecnologia
Ci verrà la gobba, le nostre mani saranno come degli artigli, il nostro collo si inspessirà e accorcerà, avremo tre palpebre per occhio e il nostro cervello sarà più piccolo.
Per creare questo modello 3D la società Toll Free Forwarding ha consultato diversi esperti ed esperte e considerato gli studi fatti fino ad ora riguardo le conseguenze dell’uso delle tecnologie sul nostro corpo e sulla nostra psiche. Da qui è nata Mindy, un esempio di come saremo tra 1.000 anni.
Hei, qui c’è Mindy.
— sembro d@nise 🤌🏻 (@soltantode) November 6, 2022
Uno studio ci fa vedere come saremo tra mille anni.
Gobba, collo grosso, tre palpebre per via della troppa esposizione alla luce degli Smartphone e PC.
Mano ad artiglio.
Cervello più piccolo per via dell’intelligenza collettiva sempre più sviluppata. pic.twitter.com/NOO5T1OFxZ
Passiamo molte ore chinati sui nostri dispositivi elettronici, per questa ragione l’evoluzione ci porterà ad avere la gobba.
“Trascorrere ore a guardare il telefono affatica il collo e sbilancia la colonna vertebrale. Di conseguenza, i muscoli del collo devono effettuare uno sforzo extra per sostenere la testa. Stare seduti davanti al computer in ufficio per ore e ore significa anche che il busto è spinto in avanti rispetto ai fianchi, piuttosto che essere dritto e allineato”, ha spiegato il dottor Caleb Backe di Maple Holistics, consultato da Toll Free Forwarding.
Sempre per l’uso massivo che facciamo della tecnologia e in particolare degli smartphone avremo quindi una mano più adatta ad utilizzarli, una mano ad artiglio.
Il dottor Nikola Djordjevic di Med Alert Help spiega che si tratta di una condizione nota come “sindrome del tunnel cubitale” e che, assieme al gomito a 90°, può innescarsi proprio a causa dell’uso intensivo del telefonino.
Poi c’è il collo, più corto e massiccio, che, come spiega il dottor K. Daniel Riew del New York-Presbyterian Orch Spine Hospital, diventerà così per la forte tensione muscolare che si crea in questo nuovo modo di vivere con lo smartphone sempre in mano e gli occhi puntati dall’alto al basso verso di esso.
Si passa ora ad il cervello, che, come riportato nella ricerca, nel futuro potrebbe ridursi grazie alla cosiddetta “intelligenza collettiva”, che può essere veicolata vivendo in comunità ma anche attraverso le informazioni che ci arrivano sullo smartphone. Abbiamo sempre meno bisogno di ricordaci qualcosa poiché la tecnologia lo fa per noi.
Infine, il dettaglio più inquietante di tutti, la tripla palpebra, spiegata anch’essa da uno dei professori incaricati nella ricerca:
“Gli esseri umani possono sviluppare una palpebra interna più grande per prevenire l’esposizione a una luce eccessiva, oppure il cristallino dell’occhio può evolvere in modo tale da bloccare la luce blu in entrata ma non altre luci ad alta lunghezza d’onda come il verde, il giallo o il rosso”, ha dichiarato a Toll Free Forwarding il professor Kasun Ratnayake dell’Università di Toledo.
Se così fosse nel 3.000 non rientreremo per nulla nei canoni estetici che conosciamo ad oggi, ma questo sarà un dibattito che interesserà soltanto le generazioni futurissime.
Foto: Twitter.