A detta di un uomo che ha creato della paura nei suoi libri, un vero e proprio marchio di fabbrica, dell’IA – secondo Stephen King – non c’è nulla di cui temere.
Specifichiamo con al momento e se non altro dal punto di vista della creatività.
O quanto meno, sarà così fino a quando l’umanità non s’imbatterà in una singolarità tecnologica, ovvero quel momento in cui il progresso tecnologico subirà un’accelerazione imprevedibile per via (magari) di una intelligenza superiore a quella umana.
Va da sé, che al momento, il re dell’horror, non pare si ponga molti problemi a proposito della creatività dell’IA, sebbene comprenda i timori di sceneggiatori e creativi che – proprio in virtù dell’IA – hanno scioperato bloccando molte produzioni.
Creatività umana VS I.A.: cos’ha detto Stephen King
Stephen King, intervistato da Rolling Stone, ne ha parlato in questi termini.
Beh, permettimi di dire che capisco le preoccupazioni riguardo all’IA quando si tratta di sceneggiatori e di scrittori coinvolti nella scrittura per la TV. C’è questa paura, e penso che sia una paura non espressa, che l’IA abbia in qualche modo scritto sitcom e alcune delle serie drammatiche fin dall’inizio, perché sono piuttosto stereotipate, formulaiche. Sono fatte in serie, come seguendo un manuale. Ma per quanto riguarda l’IA e i libri scritti da essa, gli script scritti dall’IA, cosa possiamo fare?
E poi, ancora:
Ho letto poesie scritte dall’IA nello stile di, diciamo, William Blake, e hanno riferimenti su Dio, l’agnello e tutto il resto, ma non è la stessa cosa. Non è nemmeno lontanamente vicino all’originale. È come paragonare una Bud e una birra generica. Entrambe ti inebriano un po’, ma non è la stessa cosa.
Immagine di copertina: LaPresse