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Compiti a casa: è sbagliato aiutare i figli, ecco perché

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Pubblicato il 22/05/2018
Di Team Digital
Compiti a casa  sbagliato aiutare i figli ecco perch

Chi è genitore lo sa, arriva sempre quel momento nel pomeriggio in cui tocca aiutare i figli a fare i compiti. Ma cari genitori forse è il caso di tirare un sospiro di sollievo: a salvare i vostri riposini post pranzo arriva una ricerca che dimostra quanto dare una mano con i compiti scolastici in realtà possa rappresentare un problema per la crescita dei figli.



La ricerca è stata condotta nelle Università della Finlandia orientale e di Jyväskylä, ad essere presi in esame i bimbi che frequentano la primaria dal secondo al quarto anno. La tendenza evidenziata: minore era l’aiuto da parte dei genitori, maggiore era la tenacia sviluppata dai bambini nella realizzazione dei compiti a casa. Insomma minor aiuto stimolerebbe nei bambini-alunni la volontà di farcela da solo, aumentando la forza di volontà. Jaana Viljaranta, docente dell’Università della Finlandia orientale ha spiegato in questi termini il rapporto tra aiuto e tenacia:


Una possibile spiegazione è legata al fatto che quando la madre dà al bambino l’opportunità di fare i compiti autonomamente, la mamma invia anche un messaggio a dimostrazione che crede nelle sue capacità



Sebbene l’aiuto a casa per i compiti possa rappresentare un momento di vicinanza tra genitori e figli, tuttavia degli approcci sbagliati possono svelare effetti collaterali. Esistono secondo gli studiosi dei genitori spazzaneve che sostituendosi ai figli per l’ansia di crescerli si sostituiscono a loro causandone delle difficoltà a rimboccarsi le maniche ed essere autosufficienti. Il genitore chioccia, troppo attaccato al figlio, potrebbe generare in loro la percezione che i genitori non abbiano fiducia nei loro confronti. Se invece si verifica il contrario, ovvero che siano i figli a chiedere aiuto, in quel caso è sempre bene da parte del genitore verificare il caso specifico. Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva presso il Dipartimento di Scienze Bio-mediche dell’Università degli Studi di Milano sostiene che:


Verifichiamo cosa sta chiedendo – avverte Pellai. Se si tratta di qualcosa che non ha capito, allora lo aiutiamo spiegandogli l’argomento ma lasciando che faccia da solo il compito assegnato. Se, invece, la richiesta è proprio quella di fare i compiti al suo posto perché non si sente motivato, allora non bisogna aiutarlo ma spronarlo a fare da solo



Fonte foto: Pexel


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