Chi è stato scout da bambino affronta meglio le difficoltà da adulto

Aver indossato divisa e fazzolettone non è stata una scelta sbagliata per alcuni. Chi ha fatto parte di un gruppo scout oggi ne sta raccogliendo i frutti, questo quanto rivela una ricerca condotta su diversi soggetti appartenenti proprio ad una associazione scoutistica. Lo studio ha mostrato un legame tra gli stati di ansia e un passato come avventuriero tra i boschi.



In altri termini, coloro i quali da bambini sono stati membri di un gruppo scoutistico durante l’età adulta hanno avuto meno problemi nel combattere l’ansia. Le esperienze e le attività condotte durante il periodo tra i boschi a montare tende, sarebbero scientificamente utili a migliorare lo stato d’animo. Lo studio condotto da un gruppo di ricercatori scozzesi dell’università di Edimburgo e Glasgow su circa 10000 persone nate nel 1958 (cioè 50enni) nel Regno Unito ha evidenziato proprio questo rapporto. I risultati pubblicati sul Journal of Epidemiology and Community Health, rivelano che gli ex scout (cioè il 28% del campione) avevano il 18% di probabilità in meno di avere un punteggio di Mental Health Index indicativo di disturbi di ansia e dell’umore rispetto a chi lo scout non l’ha fatto. Altro dato rilevante: la riduzione delle disuguaglianze tra essere scout o meno.



A questo si aggiunge anche un alto tasso di autostima e la formazione di una personalità maggiormente positiva. Eventi negativi, nessun problema per un ex scout, niente che non si possa risolvere, e come diceva il fondatore del primo gruppo scout Baden Powell “non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento”



Fonte foto: Pexel