Milano – In Indonesia le acque del lago di Tanjung sembrano specchiarsi nelle labbra di un coltivatore di caffè.
Nello Sri Lanka la preziosa palma Kitul si perde nei lineamenti del volto di una raccoglitrice di melassa. Mentre in India migliaia di api di Kotagiri quasi si incastrano nei segni e nelle rughe di un anziano cacciatore di miele. Sono i protagonisti del Calendario Lavazza 2017, intitolato “We Are What We Live”, che esalta il rapporto simbiotico tra l’uomo e l’ambiente, tra i “Difensori della Terra” e le coltivazioni. Una relazione molto preziosa anche per chi produce caffè, come evidenzia Francesca Lavazza, consigliere di amministrazione dell’azienda torinese.
“Sicuramente dopo 120 anni di storia possiamo dire di essere anche noi dei Difensori della Terra, non solo perché lavoriamo con una materia prima e siamo sempre stati molto attenti a tutto il popolo che coltiva il caffè. Dipendiamo dal prodotto che deve essere sempre di qualità, ma anche rapportabile a un sistema di sostenibilità, non solo ambientale, economica, legato anche al benessere di chi coltiva il caffè, ma è una sostenibilità e un senso molto forte che noi sentiamo in azienda”.
Dopo le tappe in Africa e in America Latina, quest’anno il Calendario si ferma nel Sud Est Asiatico, dove il fotografo
francese Denis Rouvre scava in profondità nei volti dei Difensori della Terra asiatici, così come affonda nei solchi dell’ambiente che abitano, come evidenzia Carlo Petrini, che con Slow Food ha collaborato alla realizzazione della trilogia.
“Il messaggio strardinario è lo stretto rapporto che esiste tra l’umanità e l’ambiente. Questa umanità che realizza dei
capolavori di agricoltura sostenibile, di difesa delle tradizioni locali, si integra benissimo in questi contesti ambientali ed è
anche l’umanità che difende la biodiversità e l’ambiente”. Un filo rosso che parte dai Paesi produttori di caffè di tutto il
mondo e arriva fino in Italia.