Una band fuori dagli schemi, ma che vince gli schemi trovando il successo di pubblico e di critica che merita.
Gli Skunk Anansie al completo tornano con un nuovo lavoro Anarchytecture, che lega due aspetti apparentemente incompatibili, l’anarchia e l’architettura, ma che per la band diventano un argomento aperto: “Ma la vita è fatta di contraddizioni. Per ognuno di noi quattro questo titolo significa qualcosa di diverso, di personale, ma quello che intendiamo è che se si fanno scontrare due cose diverse ne nascono vibrazioni che sono il seme della creatività”.
Skin, voce e leader del gruppo specifica cosa significa per lei questo titolo: “Anarchia e architettura sono la storia della mia vita: la sensazione di provare a costruire qualcosa di fragile nel mezzo di una rivolta”
Gli Skunk Anansie ai tempi di XFactor
Nel nuovo album c’è il rock, l’elettronica e l’anarchia nel suono. Sesto lavoro per la band che segna il ritorno alle sonorità di “Post orgasmic chill” e “Stoosh”. Questo ritorno a suoni più elettronici, non è stata una scelta ragionata, ma un mood nel quale si sono ritrovati una volta entrati in studio: “Sì e no. In parte ci è venuto quando ci siamo chiusi in sala di incisione a creare. In parte l’abbiamo cercato per dare il messaggio chiaro che la amiamo, senza nostalgie, anzi per spiegare che siamo una band moderna e contemporanea ai nostri fan più giovani, che spesso vengono a vederci senza conoscere i nostri primi dischi, quelli del periodo grunge. Però è anche un lavoro cupo, ma noi non siamo certo una band che inneggia ai party e all’allegria, perché cupo e duro è il mondo che viviamo”.
Probabilmente amare ciò che si è fatto e ciò che si fa aiuta a non rinnegare il passato e ogni tanto a riferirsi a quel passato che ancora si porta dentro di sé. In fondo gli Skunk Anansie sono questo. Energia, lotta, oscurità e una grinta che fa invidia a chiunque.
Una band che non ha mai evitato di dire la propria nemmeno in politica e spesso in contrasto con il sistema inglese sempre più rappresentato da classi e settori separati. “Ascoltate una canzone come God loves only you e capirete che cosa intendiamo. La nostra ispirazione arriva anche dalle cose che ci preoccupano e oggi ci preoccupa quello che accade nella lotta fra ideologie diverse. Il riferimento politico non mancherà mai, d’altronde Dio ci vede bene e noi non siamo né ciechi, né sordi, e pazzi come quelli di Parigi si possono trovare in ogni città del mondo. Restiamo degli anarchici, però consapevoli che l’anarchia è pura illusione, potremmo averla solo se sparisse l’elettricità dal mondo e non potessimo più usare computer e telefonini”.
Sono tra le poche band di grande successo a toccare ancora certi argomenti, senza aver paura di ritorsioni o problemi: “Possiamo rispondere per l’Inghilterra, il nostro Paese. Dove il problema è semplice: studiare musica è carissimo, può permetterselo solo chi viene da famiglie benestanti. Risultato, non ci sono più cantanti e musicisti “working class”, al massimo qualche falso ribelle. In più radio e tv, tutti in mano ad aziende multinazionali, non trasmettono mai canzoni di lotta e hip hop, che da noi è la musica di protesta. Il pop non dà fastidio a nessuno”.
Non è facile essere sospesi tra i successi di massa e un impegno politico e etico che in qualche modo mette in discussione proprio quel sistema che sta premiando il loro lavoro.
Anarchytecture
La copertina del nuovo album è di un artista italiano, No curves, con il quale ci piace pensare che Skin abbia parlato nel suo specialissimo italiano: “Ce l’ha presentato una truccatrice italiana. Ci hanno colpito i suoi quadri, tutti fatti solo con nastro adesivo di vari colori. E, come dice il suo nome, senza una linea curva, solo orizzontali, verticali e oblique. In fondo siamo così anche noi, diretti, taglienti, senza giri di parole”.
Il Total Black dei loro abiti e della loro musica ormai è un marchio riconoscibile e molto amato. Sono quelli di sempre, quelli di prima di dividersi, almeno nel profondo, poi, ovvio, qualcosa è cambiato, ma in meglio: “Naturalmente rispetto alla prima volta siamo cambiati, più maturità, meno ego, ci divertiamo, siamo più rilassati e anche un po’ più stupidi”.