Secondo il report “Scacco Matto alle Rinnovabili 2025” di Legambiente, presentato il 6 marzo alla fiera Key Energy di Rimini, l’Italia rischia di non raggiungere gli obiettivi prefissati per lo sviluppo delle energie rinnovabili entro il 2030. Nonostante negli ultimi quattro anni siano stati installati in media quasi 4.500 MW all’anno di nuovi impianti a fonti pulite, per rispettare le scadenze sarà necessario accelerare il ritmo, superando i 10.000 MW all’anno nei prossimi sei anni.
Attualmente, la potenza complessiva delle tecnologie rinnovabili in Italia ha raggiunto 74.303 MW, con un incremento di 7.477,8 MW rispetto ai 66.824,9 MW registrati nel 2023. Questo rappresenta solo il 22% dell’obiettivo fissato per il 2030. Se il ritmo attuale dovesse persistere, l’Italia raggiungerebbe gli 80.001 MW previsti con otto anni di ritardo, ossia nel 2038.
Il report evidenzia significative disparità tra le regioni italiane nel progresso verso gli obiettivi rinnovabili del 2030. Il Lazio emerge come l’unica regione in linea con le scadenze, avendo già raggiunto il 39,9% del suo target di 4.757 MW. Al contrario, regioni come Valle d’Aosta, Molise, Calabria, Sardegna e Umbria mostrano ritardi preoccupanti, con stime che variano dai 20 ai 45 anni oltre il 2030.
Classifica delle regioni italiane rispetto agli obiettivi rinnovabili 2030
Il Lazio si distingue come l’unica regione italiana in linea con gli obiettivi rinnovabili del 2030, avendo già raggiunto il 39,9% del target previsto di 4.757 MW. A seguire, il Friuli-Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige, che potrebbero raggiungere gli obiettivi con un ritardo di circa due anni. La situazione peggiora drasticamente in altre regioni: la Sicilia rischia di accumulare oltre 13 anni di ritardo, mentre Umbria, Sardegna e Calabria potrebbero dover attendere dai 20 ai 23 anni in più rispetto alla scadenza del 2030. Il Molise si trova in una posizione ancora più critica con un ritardo stimato di quasi 30 anni, mentre la Valle d’Aosta è fanalino di coda, con una prospettiva di raggiungimento degli obiettivi posticipata di ben 45 anni.
Legambiente sottolinea l’urgenza di sbloccare gli iter autorizzativi, potenziare gli uffici preposti alla valutazione e approvazione dei progetti e definire leggi sulle aree idonee per accelerare la realizzazione degli impianti. Solo attraverso un impegno concreto e una rivoluzione culturale che consideri la transizione energetica come un’opportunità di sviluppo e occupazione, l’Italia potrà affrontare efficacemente la crisi climatica ed energetica in corso.
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