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Auto inquinanti: sempre più restrizioni in Europa, ma l’Italia resta indietro

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Pubblicato il 18/08/2022
Di Team Digital
Auto inquinanti sempre pi restrizioni in Europa ma lItalia resta indietro


È da poco uscito il reportClean Cities: The development trends of low and zero-emission zones in Europe” che analizza le azioni messe a terra dai diversi Paesi europei in materia di riduzione dell’inquinamento.


In particolare il report della campagna omonima, alla quale aderiscono diverse organizzazioni per la tutela dell’ambiente e della salute, si concentra sulle pratiche adottate dalle diverse città per ridurre l’inquinamento dato dai mezzi a diesel e benzina che circolano nelle strade.


La situazione in Europa


In Europa sono oltre 300 le città che hanno una zona a basse emissioni (in inglese definite con l’acronimo LEZ – Low Emission Zone) e la previsione è quella di arrivare a 500 entro il 2025.


Esistono poi le zone a zero emissioni, ovvero quelle che negano in toto alle vetture inquinanti di circolare, e 30 Stati europei – tra cui Paesi Bassi, Francia e Regno Unito per citarne alcuni – si sono impegnati a convertire le loro zone LEZ in aree a zero inquinamento.


La situazione in Italia


In Italia tutti e tutte conoscono le ZTL, ovvero le zone a traffico limitato, ma a differenza delle LEZ queste vietano l’accesso totale a tutte le vetture e non vengono applicate a residenti e ad altre categorie escluse, inoltre sono attive soltanto in alcuni periodi dell’anno e in alcune ore del giorno. Le zone a basse o zero emissioni non fanno eccezioni e sono sempre attive, per questa ragione sono molto più impattanti dal punto di vista della riduzione dell’inquinamento rispetto alle ZTL.


L’Italia però ha pochissimi esempi di questo tipo, soltanto Milano con le aree A – B e C si avvicina a questo modello. C’è però una spinta verso una riduzione delle emissioni, la Commissione Europea ha nominato 9 città italiane per la missione “100 Climate-Neutral and Smart Citiesche dovranno impegnarsi a raggiungere le emissioni zero entro il 2030 (le città che dovranno raggiungere questo obiettivo sono: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino).


“Le zone a basse emissioni funzionano. È però essenziale che i sindaci comunichino efficacemente e per tempo, e che siano presenti misure di supporto alla transizione, quali ad esempio schemi che diano un accesso gratuito ai servizi di trasporto pubblico e di sharing mobility a fronte della rottamazione dei veicoli inquinanti. Le automobili stanno soffocando le nostre città, è ora di ricominciare a respirare” ha commentato Claudio Magliulo, Responsabile italiano della campagna Clean Cities.


Perché le LEZ e le zone a zero emissioni sono così importanti


A Londra, in soli sei mesi, è stata rilevata una riduzione del 13% delle emissioni di CO2 grazie alle zone a basse emissioni. A Milano invece, grazie all’area C, le emissioni sono crollate del 22%.


Le zone a basse o zero emissioni sono importanti per poter raggiungere questi risultati e molti altri: ridurre la presenza di CO2 e di altri inquinanti dell’aria (come NO2, PM 10 e PM 2.5) ha un impatto positivo sul clima poiché si riduce l’effetto serra. Non solo, gli inquinanti nell’aria mettono a rischio la salute delle persone; in Italia nel 2019 circa 60mila persone sono morte prematuramente, 165 in media ogni giorno, secondo i dati dell’Agenzia europea dell’Ambiente.


La coalizione Clean Cities ha redatto un decalogo utile a progettare, realizzare e far funzionare una zona a bassa emissione in Italia.


Foto: Sophie Jonas Unsplash


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