La laurea in Italia è utile: si, no, boh. Ma soprattutto: quanto vale? E qual è il vantaggio reale della laurea – dal punto di vista economico – una volta che si è entrati a far parte del mondo del lavoro? E’ forse questa la summa del recente rapporto dell’OCSE “Education at a Glance 2015”, secondo cui i laureati italiani sono tra i meno felici rispetto a quelli degli altri paesi: questo perché incontrano innumerevoli difficoltà per ciò che riguarda l’inserimento nel mondo del lavoro. Quanluno direbbe, “dov’è la notizia?”.
Il punto è che il vantaggio di laurearsi non si traduce in un reale vantaggio economico, soprattutto quando parliamo del proprio salario una volta immessi nel mondo del lavoro. V’è poi da dire che l’Italia – pur essendo uno dei paesi più sviluppati – non investe quanto basta sull’istruzione universitaria. Con i suoi 10mila dollari a studente, raggiunge il 60% – 70% rispetto alla media OCSE.
La notizia arriva proprio quando il ministro Poletti ha detto che “Laurearsi con 110 e lode a 28 anni non serve a un fico” perché – sempre a detta del ministro del lavoro – «Meglio prendere 97 a 21 anni. In Italia il problema è il tempo».

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