Con la recente diffusione dell’intelligenza artificiale (AI) nei diversi ambiti della creatività umana, ci si è spesso domandati quali potrebbero essere i risvolti del massiccio utilizzo di tali nuovi strumenti e l’impatto che potrebbero avere sull’arte nel suo insieme.
Solo qualche settimana fa, vi abbiamo raccontato in quest’articolo di come l’AI sia stata utilizzata per generare le foto degli outfit del MET Gala di alcune star che non vi hanno partecipato, con risultati davvero sorprendenti e che hanno ingannato anche i parenti più stretti dei protagonisti delle immagini.
L’ambito fotografico è proprio uno di quelli in cui le potenzialità dell’intelligenza artificiale risultano più evidenti, essendo in grado di realizzare immagini stupefacenti grazie a un semplice click. Ciò, per esempio nell’ambito dei concorsi fotografici, può rappresentare una questione sicuramente spinosa, che già in diversi casi in passato ha portato all’esclusione di alcune fotografie dalle competizioni, perché rivelatesi realizzate con l’AI e non unicamente dalla creatività dell’uomo. In un recente caso, però, la situazione si è ribaltata.
Il caso di Miles Astray e del suo “Flamingone”
Miles Astray, fotografo noto per il suo lavoro sotto pseudonimo, ha presentato al concorso 1839 Awards la sua opera intitolata “Flamingone” nella categoria dedicata all’AI. La foto di Astray ha ottenuto il terzo posto dalla giuria, ottenendo anche il premio del pubblico. Tuttavia, ciò che ha seguito ha sconvolto le aspettative: Astray ha rivelato che la sua foto non era il risultato di un software AI, bensì un‘immagine autentica di un fenicottero ritratto in una prospettiva unica.
Nonostante la giuria abbia, di conseguenza, squalificato Astray e riassegnato i premi, l’obiettivo dell’uomo è stato comunque raggiunto, come confermato da lui stesso: “Volevo dimostrare che le foto realizzate dagli esseri umani non hanno perso la loro rilevanza”.
A ciò è seguita una dichiarazione della co-fondatrice e direttrice del concorso fotografico, che ha elogiato l’iniziativa di Astray condividendo la speranza che questo tranquillizzi molti fotografi attualmente preoccupati dall’AI. Questo caso infatti rappresenta un punto di svolta, evidenziando il valore insostituibile della creatività umana e mettendo in discussione i limiti dell’intelligenza artificiale nel campo dell’arte visiva. Miles Astray ha dimostrato con audacia che, nonostante i rapidi avanzamenti tecnologici, l’ingrediente umano continua a essere un elemento cruciale nel panorama artistico contemporaneo.
Foto: Unsplash.