Un allenatore, un bacio in fronte e quindi la vittoria. Insegnanti, allenatori, ma anche famigliari o amici: tra loro ci sono persone che possono cambiare le nostre vite, anche in un momento particolare (e delicato) della nostra crescita come, ad esempio, quando siamo bambini. Quando siamo ancora fatti di malta, proprio nel bel mezzo di quella crescita che farà di noi uomini e donne. Questa storia unisce lo sport alla crescita di un bambino di nove anni, ed è una storia che si sviluppa e cresce durante la partita di basket (un derby) tra il Basket Calcinaia e Juve Pontedera. Il derby si accingeva alla fine. Gabriele – questo il nome del bambino – era sulla lunetta per i tiri liberi decisivi. In quel momento la partita era in perfetta parità, con – appunto – due tiri liberi a disposizione per chiudere la partita quando mancavano dieci secondi alla fine della partita. Gabriele sbaglia il primo tiro libero, così il pianto. Inevitabile. No, non è soltanto sport. C’è una squadra, si è parte di qualcosa. E poi c’è di più: c’è pure la responsabilità che lo sport – per fortuna – ci impone di assumerci sin da bambini. Perché a questa età non c’è business che possa interferire, ma c’è solo sport, passione e sogni ancora non incontaminati. Perché sì, il mondo dei grandi può aspettare.
L’allenatore e la foto scattata
Gabriele piange, così entra l’allenatore, Matteo Bruni. “Credo in te Gabri. Adesso provaci” gli dice. E poi il bacio sulla fronte. Così il bambino, che fino ad un istante prima voleva lasciare il campo, fa un bel respiro e asciuga le lacrime. Adesso ci sono soltanto lui ed il canestro. Tutto il resto – improvvisamente – non c’è più: il tifo, i brividi o gli sfottò degli avversari. E così, come in una favola, ecco il canestro decisivo. Vittoria. E la foto, scattata durante la partita fa il giro del web così com’è giusto che sia.

Dan Peterson, a questo punto, direbbe ‘Mamma, butta la pasta‘.
Lo sport di squadra è anche questo, così com’è vero che un allenatore – un buon allenatore – può fare più di quanto vogliamo ammettere a noi stessi.