Niente compiti. Chi ha ragione? Il padre di Mattia oppure il nostro sistema scolastico? E’ una lettera che spacca, ma se letta correttamente, rappresenta di più il tentativo di un padre di costruire qualcosa di diverso. No, non è una provocazione. Questa storia circola sul web da pochi giorni e come tale noi ve la riportiamo. Si parla di compiti, scuola, del periodo estivo e del rapporto che genitori e figli possono instaurare in questi tre (abbondanti) mesi estivi. Tempo a diposizione per le famiglie, ma solo sulla carta. Perché – è bene ricordare – che nel periodo estivo, fra centri estivi, nonni e babysitter (e possibilità permettendo) la gestione dei figli appare più disfunzionale di quanto il sistema voglia far credere.
Però la lettera di Marino Peiretti, non fa una piega e divide il mondo dei genitori così come quello degli insegnanti. I compiti servovo? Sono troppi? Sono pochi? Lui intanto ha consegnato questa lettera al figlio tredicenne (Mattia) che a ben vedere, si è recato a scuola senza aver fatto i compiti. Si è appunto presentato con questa lettera aperta, la seconda visto che anche lo scorso anno il padre aveva scritto una lettera analoga: una lunga lettera aperta in cui il genitore ha spiegato anche questa volta le ragioni del suo rifiuto nel far far i compiti al figlio.
Voi avete nove mesi per insegnargli nozioni e cultura, io tre mesi per insegnargli a vivere.
L’ho preso da parte e gli ho detto che, visti gli esami di terza media, deve darsi da fare, comportarsi bene e fare del suo meglio. Se poi gli esami non andassero bene, capita. L’importante è che lui prenda la scuola seriamente e con impegno.