Roma – Si chiamano Ana, Ljuba, Radi, Sihem, Sonia: sono cinque donne immigrate che in Italia si sono integrate e hanno dato vita ai propri sogni. La regista Elisa Amoruso ha raccontato le loro storie, le loro vite, nel film-documentario “Strane straniere”, che uscirà nei cinema l’8 marzo, in occasione della festa della donna.
Ana e Ljuba sono due amiche, una è croata l’altra è serba: insieme hanno aperto una piccola galleria d’arte nel centro di Roma. Radi ha lasciato la Bulgaria per amore e in Italia ha scoperto la passione per il mare e ha creato una cooperativa di sole donne, “Bio e mare”, che produce salse di pesce. Con il cibo Sonia ha creato la sua fortuna: è proprietaria del ristorante cinese più conosciuto a Roma. Mentre Sihem, tunisina, gestisce una casa-famiglia per anziani e con la sua associazione aiuta famiglie indigenti, straniere e italiane.
La sceneggiatrice Maria Antonietta Mariani ha spiegato: “Siamo abituati a guardare le migrazioni soltanto nel loro lato faticoso, di sofferenza, che sicuramente esiste, e non a guardare quello che succede dopo. Il coraggio, la forza che si riesce a tirare fuori, e quello che può succedere dopo che c’è stata l’accoglienza”.
“Con tanta, tanta difficoltà si arriva qua in Italia, non è tutto facile. Noi forse siamo la dimostrazione vera, ideale: non siamo artiste, ma donne come tutte voi che hanno recitato la vita normalissima. Abbiamo dimostrato, abbiamo detto a tutti, con il nostro messaggio: ce l’abbiamo fatta”.
“Quando è venuta Elisa e mi ha parlato di questo film ho detto: non lo posso fare. Però lei è stata troppo brava, mi ha convinto: facciamolo. Allora le ho dato tutto il mio intimo, il mio sentimento. Io adesso ho detto: mio marito non deve vedere questo film…”.
