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Spazio, gli spazzini orbitali del futuro nascono in Italia

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Pubblicato il 10/11/2016
Di Team Digital
Spazio gli spazzini orbitali del futuro nascono in Italia

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Bordeaux – Un volo a Gravità zero per addestrare gli “spazzini spaziali” e testare le nuove tecnologie Made in Italy per ripulire lo Spazio dalle circa 7mila tonnellate di detriti divenuti pericolosi per le attività orbitali.


Protagonisti dell’esperimento i giovani ricercatori del team PoliTethers del Politecnico di Milano – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali, guidato dalla professoressa Michelle Lavagna, che ha partecipato a un volo parabolico del programma Fly Your Thesis dell’Agenzia spaziale auropea (Esa) con il progetto SatLeash, un vero e proprio “satellite cacciatore”. Che cos’è lo ha spiegato il team leader, Riccardo Benvenuto.


“Una volta in orbita – ha spiegato il giovane ricercatore – questo ‘satellite cacciatore’ sparerà questa rete contro il debris, questa rete si chiuderà intorno a questo target e il cavo che connette la rete al satellite cacciatore permetterà di trainare verso un’altra orbita il detrito, per farlo poi bruciare in atmosfera”.


In una prima fase è stata testata la rete, ora, invece, è stato provato il cavo. Bisogna fare in modo, infatti, che il traino non si aggrovigli o si rompa o, peggio ancora, che i due oggetti non collidano, per questo è necessario testarlo in un ambiente simile allo Spazio reale, ricreato appunto con i voli parabolici a Zero-G.


“Vogliamo modulare la spinta del satellite attivo – ha concluso Benvenuto – in modo da ridurre le vibrazioni nel cavo e trasportare il detrito con la stessa accelerazione, senza problemi di sicurezza per il trasporto spaziale”.


Il Politecnico di Milano e un’espressione di eccellenza italiana nel settore aerospaziale mondiale. Da qui sono partiti esperimenti che hanno raggiunto i confini dello Spazio, come la trivella della sonda Rosetta, messa a punto proprio in questi laboratori. L’obiettivo del programma SatLeash è mettere a punto un sistema di ‘spazzini spaziali’ che possa andare nel 2022 a recuperare la sonda europea Envisat da 8 tonnellate, alla deriva da circa 10 anni che rischia di diventare pericolosa in caso di caduta incontrollata sulla Terra.


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