Bruxelles – Da giovedì 15 dicembre 2016 l’Europa ha il suo sistema di navigazione satellitare: Galileo, sviluppato dall’Agenzia spaziale europea (Esa) e dall’Unione europea.
Si tratta di una costellazione di satelliti – ad oggi 14 operativi più 4 in fase di test, su un numero totale di 30 entro il 2020 – capaci di garantire una precisione estremamente accurata nel rilevamento della posizione, con uno scarto di circa 1 metro negli usi civili, che può ridursi a solo un centimetro negli utilizzi governativi, come operazioni di polizia o di protezione civile in caso di calamità.
Galileo permetterà all’Europa di essere autonoma rispetto al sistema Gps americano e al Glonass russo. Secondo gli esperti il suo utilizzo comporterà un grande passo avanti per l’Europa anche in termini economici, soprattutto per quelle aziende la cui produttività è legata alla localizzazione satellitare.
Particolarmente significativa la partecipazione italiana al progetto, sia attraverso Thales Alenia Space, che ha materialmente costruito alcuni satelliti, sia attraverso Telespazio, il cui sito nella Piana del Fucino, in Abruzzo è uno dei due centri di controllo ed elaborazione dati di Galileo.
Spaceopal, joint venture tra Telespazio e Dlr-Gfr (controllata dell Agenzia Spaziale Tedesca) si è aggiudicata la gara per la gestione delle operazioni e il controllo del sistema, della sua sicurezza, della gestione del servizio, della logistica e manutenzione di sistemi e infrastrutture, dei servizi a supporto degli utenti.
Il contratto della durata di 10 anni per un valore fino a 1,5 miliardi di euro è stato firmato a Bruxelles, nella sede della Commissione Europea, contestualmente all'”accensione” del sistema.
Thales Alenia space, invece, ha firmato altri due contratti, rispettivamente con l’Esa con l’Agenzia Europea Gnss per le attività di sviluppo di Galileo e per la validazione dei servizi della fase operativa del sistema. Il valore complessivo di entrambi i contratti è di 180 milioni di euro e sono relativi alle attività fino al 2020.
