Milano – Bed and breakfast, couchsurfing, guest house e ora anche home restaurant, cioé condivisione di eventi enogastronomici in abitazioni private con “cuochi amatoriali” e utenti desiderosi di gustare ricette tipiche, come se fossero a “casa della nonna”.
Grazie al web, il turismo 3.0 è sempre di più un’esperienza di condivisione. Sono in tanti, infatti, i viaggiatori che scelgono vacanze social per trovare nuovi amici, preferendo alle chat il “social network più antico del mondo: la tavola”.
Diverse piattaforme digitali come Gnammo, mettono in comunicazione cuochi e clienti, creando occasioni di social eating. Tuttavia, da tempo s’invocava una regolamentazione del settore a tutela dei consumatori, dei cuochi e anche della concorrenza con i ristoratori tradizionali. La legge, scritta a tempo di record, il 17 gennaio 2017 ha ottenuto il via libera alla Camera. Prima firmataria è Azzurra Cancelleri, deputata del Movimento 5 stelle.
“Quello dell’home restaurant – ha spiegato – è un fenomeno che si è diffuso in poco tempo sia al livello di spazi che a livello di volumi. Quindi come legislatori sentivamo il dovere di normare sia per andare a colmare questo sentimento quasi di ‘concorrenza sleale’ che veniva avvertito dai ristoratori ma soprattutto per permettere a chi svolgeva eventi di social eating e home restaurant di avere delle norme da rispettare, perché nella mancanza normativa qualunque attività poteva essere non legale”.
La legge, che attende ora l’esame del Senato, prevede però alcuni limiti, come la non concorrenza con gli RB&B e il tetto massimo di proventi annui, fissato a 5mila euro, ritenuti troppo “vincolanti”, come ha spiegato il fondatore di Gnammo, Cristiano Rigon.
“Noi pensiamo – ha detto – che, riguardo ai due limiti forti di non concorrenza con RB&B e sui 5mila euro, si debba riformulare la non concorrenza. Cioé, per gli ospiti e nei periodi di apertura del Bed & Breakfast, va bene che non si faccia home restaurant, ma quando è chiuso si può farlo e quindi sfruttare appieno la sharing economy. Per gli euro, invece, mettere un limite così abbassa la qualità dei pasti”.
Sta di fatto che la normativa rappresenta comunque un primo passo e ha l’appoggio bipartisan di tutte le forze politiche che, tuttavia, sollecitano ora una legge quadro sull’intero settore della sharing economy, come hanno sottolineato i deputati Antonio Palmieri di Forza Italia e Veronica Tentori del Pd.
“Io credo che quella sia ancora l’impostazione principale che dobbiamo tenere in considerazione – ha spiegato l’on. Tentori – anche quando andiamo ad affrontare il tema in una definizione più dettagliata, riguardo come in questo caso un settore particolare che è quello dell’home restaurant”.
“L’abbiamo presentata alla Camera come intergruppo Innovazione ed è in discussione da pareecchi mesi – ha aggiunto l’on. Palmieri – sarebbe servito quello anche perché la norma che è uscita rischia di spingere nel nero le realtà dell’home restaurant anziché portarle alla luce del sole e verso una condizione d’equilibrio rispetto a chi fa ristorazione tradizionale”.