Roma – Prima delle guerre degli anni ’90 che l’hanno dilaniata, la Jugoslavia vantava numerose eccellenze in campo scientifico e tecnologico. Oggi la Serbia, Paese successore della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, cerca di recuperare il terreno perso. E’ un grande partner commerciale dell’Italia, e ha avviato i negoziati per l’adesione all’Unione europea. Nel corso dell’ultima riunione degli addetti scientifici alla Farnesina, Askanews ha chiesto a Paolo Battinelli, dal 2011 addetto scientifico presso l’ambasciata d’Italia a Belgrado, qual è lo stato della cooperazione tra Italia e Serbia in campo scientifico.
”La cooperazione in realtà è veramente ad ampio spettro – ha detto Battinelli -, è molto intensa nel campo medico, è molto intensa per i trapianti ad esempio, e sull’assistenza nel post traumatic stress disorder, viste le drammatiche alluvioni in Serbia del marzo 2014, ma c’è anche questo aspetto legato al manifatturiero avanzato e quindi la promozione anche in questo caso delle macchine e delle tecnologie italiane per la produzione industriale. In questo senso è stata firmata lo scorso maggio una piattaforma di cooperazione bilaterale tra Italia e Serbia proprio su questi temi, che vede coinvolti il Politecnico di Milano, l’Università di Belgrado, l’Associazione italiana di automazione meccatronica (Aidam) e recentemente anche la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa”.
Dunque una cooperazione scientifica rivolta in primis al manifatturiero avanzato, il principale settore in cui operano le imprese italiane in Serbia. Ma qual è il grado di vitalità delle comunità scientifica locale? ”La comunità scientifica serba va considerata nella sua storia – ha sottolineato Battinelli -. Prima degli eventi cruenti e drammatici degli anni ’90, la Jugoslavia era un Paese che non aveva nulla da invidiare a Paesi come l’Italia nel campo della scienza e della tecnologia. Basti pensare, tornando all’automazione, che la prima mano artificiale, nota come mano di Belgrado, è stata sviluppata negli anni ’60 all’Università di Belgrado e dall’Istituto Mihajlo Pupin e gli stessi giapponesi si recarono in Jugoslavia a imparare i segreti di questa nuova protesi meccanica. Quindi c’è un’eccellenza nel sistema dell’alta formazione e dell’Università e della ricerca in Serbia. Naturalmente è molto importante questa fase di transizione, che è una fase che sta progredendo con la sua naturale lentezza, ma che comunque non è ferma, di avvicinamento della Serbia verso l’Europa”.