Milano – Luglio 2009, un chirurgo di un importante ospedale milanese viene raggiunto da un avviso di garanzia per omicidio colposo: la ragazza di 27 anni che ha operato pochi giorni prima per asportarle lo stomaco, devastato da un cancro, è morta e i familiari hanno segnalato il caso alla Procura che ha aperto il procedimento penale.
Ma questa non è una vicenda di malasanità.
Tutt’altro.
E’ una storia di giustizia attenta, il chirurgo è stato “assolto perché il fatto non sussiste”; di sofferenza, della ragazza e dei suoi familiari, ma anche del medico nel rapporto complesso con la giustizia e con il pregiudizio che vuole un indagato per definizione colpevole.
Ed è soprattutto una storia di conflitti: tra pazienti e dottori, tra mondo sanitario e quello giuridico; e tra medici e medici che dinanzi all’atto medico usano linguaggi e presupposti diversi, spesso non condivisi, lasciando così il paziente, e chiunque deve valutare il loro operato, a ragionare su opinioni e non su evidenze scientifiche.
“Spero vivamente che riusciremo a superare il termine ‘conflitto’. Credo nell’importanza che il medico risponda del proprio operato laddove resposabile. Ma l’unico sistema per arrivare ad una ‘giusta accusa’ è quello di recuperare una dimensione scientifica della materia. Dimensione recuperabile solo passando attraverso presupposti importanti condivisi da tutta la comunità”.
Pietro Bagnoli è il chirurgo coinvolto in questa vicenda. E non rassegnato a veder prevalere sofferenza e scontri ha deciso di raccontarla nel libro “Reato di Cura” edito da Sperling & Kupfer indicando le dinamiche che si ritrovano alla radice del conflitto paziente-medico, gli effetti devastanti sulle persone e sul Sistema sanitario, e possibili rimedi. Dalle pagine del suo libro emerge così l’identikit del vero nemico comune di chi soffre e chi cura: la medicina difensiva, circolo perverso alimentato dal cedimento del patto di fiducia tra paziente e medico.
“In questo momento molti medici si sentono aggrediti. E’ importante cambiare drasticamente la mentalità. Arrivo a dire che bisogna rinegoziare il patto tra medici e pazienti. Credo che sia fondamentale, senza di questo non andremo da nessuna parte”.
Ricostruire il patto incrinato sotto i colpi della speculazione di chi trova nella azioni legali contro i medici un guadagno consistente, però non è facile.
“Come si arriva alla rinegoziazione di un patto? Dobbiamo pensarci noi medici per primi. Non possiamo sperare che lo facciano i politici, che lo faccia il legislatore. Con questo libro che ho scritto ho tentato di lanciare un segnale in rappresentanza dei medici: proviamo a trovare un modo diverso di comunicare, più scientifico e adeguato, che permetta a chi deve giudicarci di avere una piattaforma scientifica solida su cui basare il proprio giudizio”.
Il libro uscito il 18 ottobre e già in ristampa è stato presentato con una serie di incontri aperti a operatori sanitari e della legge, e a cittadini come quello alla libreria “il Gabbiano” di Vimercate. Prossimo incontro pubblico con Pietro Bagnoli, a Milano il 23 novembre, al Mondadori Megastore di via San Pietro all’Orto.