Roma – Ha scelto il Macro di Testaccio Rafael Y. Herman per esporre a Roma il suo lavoro “The Night Illuminates The Night”, un’installazione ambientale composta da una serie di fotografie che emergono nello spazio buio del museo. Scatti notturni, in luoghi simbolici di Israele, realizzati in una condizione di voluta cecità, senza ausili elettronici e manipolazioni digitali, che emergono solo con lo sviluppo della pellicola, mostrando una realtà sconosciuta, ricreata, che esiste solo nelle opere stesse.
“La mostra è un dialogo che ho costruito con i grandi Maestri della pittura, o i Maestri della pittura, o i pittori dei periodi classici, che, siccome avevano difficoltà a viaggiare, hanno dipinto luoghi di cui hanno letto, sognato, sentito, senza mai vederli. Questa situazione, o condizione, o fenomeno esiste sopratutto verso la Terra Santa, che è il soggetto più dipinto mai nella storia dell’arte, durante i secoli. I pittori che hanno dipinto ovunque nel mondo, in tutti i continenti, la Terra Santa, hanno dipinto questa terra senza mai visitarla, dunque hanno inventato una realtà su un posto che esiste. Come loro non hanno visto mai la Terra Santa io stesso non la vedo. Il risultato è una realtà che esiste solo nell’opera d’arte”.
I luoghi biblici fotografati da Herman appaiono come non luoghi, sospesi nel tempo, con una cromia innaturale, immersi in un buio che li fa spiccare e che evidenzia la continua ricerca di Herman sul rapporto tra luce e oscurità: “A volte anche sotto la luce possiamo vedere una cosa, guardare una cosa e non vederla. E’ una cosa che succede tutti i giorni, che si guarda una cosa, è davanti a noi, anche fuori dal mondo visivo, anche in altre cose. Situazioni che sono davanti a noi e non vediamo. Non vuol dire che non esistono”.
La mostra dell’artista israeliano sarà al Macro fino al 26 marzo e poi verrà ospitata in vari musei del mondo.
