Roma – “Ho provato a tratteggiare la corruzione partendo dalle intercettazioni telefoniche, pubbliche e anonime, cioè dai dialoghi di corrotti e corruttori per raccontare il fenomeno dal vivo fa. Quello che più mi ha colpito è la normalizzazione della corruzione, perchè dai dialoghi intercettati non emerge mai la consapevolezza del danno sociale, del disvalore della corruzione, che sembra normale come dicono due fidanzati intercettati: lei ha bisogno di un computer e lui si offre di portarglielo dall’ufficio chiedendolo a un fornitore della sua azienda. Lei ribatte, ma tu rubi. E lui: ma è normale, lo fanno tutti”. E’ questo il senso del libro “E’ normale…Lo fanno tutti. storie dal vivo di affaristi, corrotti e corruttori” di Michele Corradino, magistrato commissario dell’Autorità Anticorruzione (Anac) presieduta da Raffaele Cantone. “Credo che sia importante una grande svolta culturale come quella che c’ è stata negli anni novanta sulla necessità di locttare contro la mafia – dice Corradino in questa videointervista ad askanews – L’Anac ha una funzione preventiva ma sta cercando di instillare questo principio. Negli ultimi anni c’è stato un grande fallimento di tutte le agenzie sociali. Questo emerge dal libro: abbiamo bisogno di famiglie forti in grado di trasmttere i valori ai figli e invece ci troviamo di fronte a situazioni che se non fossero tragiche sarebbero comiche: il padre che insegna al figlio la morale del buon corrotto e gli spiega come fare un atto di corruzione, o la madre che consola il figlio perchè non riesce ad essere spregiudicato come il padre. Ne esce a pezzi la politica: vediamo politici che sono talmente al servizio degli imprenditori che vengono maltrattati dalle loro segretarie. Abbiamo bisogno di recuperare il senso della anormalità della corruzione. Vado molto nelle scuole e quando dico che la corruzione determina per esempio la fuga dei cervelli mi fa piacere vedere la rabbia che sale tra i ragazzi, da una iniziale indifferenza. Ci sono strumenti che possiamo utilizzare, anche se sulle operazioni sotto copertura proposta da alcuni magistrati come Davigo ho delle perplessità: vanno bene per le indagini già esistenti di mafia, droga o pedofilia, però credo che sia complicato che ci sia qualcuno che gira con le valigette di denaro per saggiare la fedeltà di politici e pubblici amministratori, raccogliendo prove che rischiano poi di non essere utilizzaili in sede processuale. Abbiamo invece il grande strumento della trasparenza e del controllo sociale diffuso: non ci può essere un carabienere accanto ad ogni appalto, ma possiamo costruingere la Pubblica amministrazione ad essere completamente trasparente in modo che ogni cittadino possa sapere e valutare”.
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