Milano – Una Milano grigia e piovosa ha dato l’ultimo saluto a uno dei suoi cittadini più illustri: Dario Fo, attore, regista, drammaturgo e, soprattutto, premio Nobel per la Letteratura nel 1997, scomparso a 90 anni, il 13 ottobre 2016, in seguito a complicazioni dovute a una malattia polmonare.
La pioggia, però, non ha fermato le centinaia di milanesi accorsi alla cerimonia laica in piazza del Duomo, non solo per dire addio all’artista ma anche per celebrare l’eredità di valori, passioni, gioia e allegria lasciata al mondo dopo una vita spesa nella solidarietà. Il primo a celebrare la grandezza di Fo è stato l’amico Carlo Petrini, fondatore di Slow food.
“Ha parlato agli ultimi e gli ultimi lo hanno capito – ha detto – è impossibile scindere la figura dell’artista da quella del politico”.
“Ben lo sapevano quei ‘sovversivi’ dell’Accademia svedese – ha detto – che motivarono il suo Nobel, con una sintesi perfetta: ‘seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi’. Dobbiamo riaffermarla con forza questa simbiosi strettissima tra la sua arte e il suo impegno politico. Sempre guidato da un grande senso civico, con grande onestà, senza ricavarne benefici, sempre al fianco dei più umili. Pensare a Dario senza la politica è come pensare a un buon vino fatto senza l’uva”.
Le celebrazioni laiche sono state aperte dalle musiche di Mistero Buffo e dalle note di “Stringimi forte i polsi dentro le mani tue”, scritta da Fo per Mina.
“Un saluto come mio padre avrebbe voluto”, ha detto il figlio Jacopo, “con la canzone che mio padre ha scritto per mia madre, con la quale non ha mai smesso di parlare”.
Accanto alle tante persone comuni a salutare per l’ultima volta Dario Fo c’erano anche diverse autorità tra cui il sindaco di Milano, Beppe Sala, i sindaci di Torino e Roma, Appendino e Raggi, il Vicepresidente della Camera Di Maio, Beppe Grillo e lo scrittore Roberto Saviano.