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Libia, le verità di Gino Pollicardo, prigioniero Isis 228 giorni

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Pubblicato il 02/08/2017
Di Team Digital
Libia le verit di Gino Pollicardo prigioniero Isis 228 giorni

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Monterosso, La Spezia – Dall’inferno della prigionia in Libia al ritorno nel piccolo paradiso di Monterosso, nelle Cinque Terre. Gino Pollicardo, il tecnico della ditta Bonatti rapito nel 2015 da miliziani dell’Isis insieme ad altri tre colleghi italiani mentre stava raggiungendo il posto di lavoro, ripercorre in un libro pubblicato da Mursia i 228 giorni passati in balia dei sequestratori.


Un diario della lunga prigionia segnata da violenze e privazioni ma anche un vero e proprio atto d’accusa, anche se con toni pacati, nei confronti dello Stato italiano, che non è riuscito a salvare Salvatore Failla e Fausto Piano e non avrebbe fornito la dovuta assistenza ai colleghi sopravvissuti.


Proprio nei giorni in cui l’Italia sta preparando una nuova missione in Libia per arginare il traffico di esseri umani e le attività degli scafisti, Pollicardo spiega ad Askanews cosa lo ha spinto a scrivere questo libro.


Il titolo, “Il silenzio dei colpevoli”, allude alle responsabilità delle nostre istituzioni.


“Dietro suggerimento di mia figlia, l’ho intitolato così” spiega, “perché a un certo punto il libro parla delle gravi colpe delle istituzioni italiane che, sin dal primo momento, hanno pensato bene di tacere”.


Secondo il tecnico ligure, che dopo un incubo durato 7 mesi e mezzo è tornato a vivere a Monterosso, la vicenda presenta ancora lati oscuri: “Vivendo questa terribile vicenda abbiamo constatato che lo Stato a un certo punto ha avuto la possibilità di trattare con i nostri sequestratori e abbiamo poi avuto la sensazione che avallando i bombardamenti degli Stati Uniti a Sabratha ci avessero condannati a morte.


Anche per questo, Pollicardo e Filippo Calcagno, l’altro collega sopravvissuto, chiedono, anche pensando ai colleghi uccisi, il riconoscimento dello status di vittime del terrorismo.


Infine, sulla missione italiana in Libia a supporto della guardia costiera locale, il tecnico di Monterosso si dichiara scettico.


“La domanda spontanea che mi sorge è: ma i trattati con chi li facciamo? Con Haftar o con Sarraji? Perché sino a quando non verrà chiarito qual è la vera autorità in Libia che possa garantire risposte sicure, non so come si possano firmare dei trattati”, conclude Pollicardo.


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