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Lavoro, Camusso: su giovani straordinaria opera colpevolizzazione

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Pubblicato il 10/02/2017
Di Team Digital
Lavoro Camusso su giovani straordinaria opera colpevolizzazione

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Roma – E’ stata fatta “una straordinaria opera di colpevolizzazione dei giovani: attraverso l’idea che si colpevolizzavano i padri in realtà il messaggio lanciato ai giovani è stato “voi non avrete la possibilità di…”. E in nome di questa “possibilità di” si è smesso di investire, buttando invece via tante risorse, aldilà di austerity e crisi, perchè abbiamo inseguito l’idea che nel cambiamento bisognava raccontare delle cose ma non fare delle cose”.


E’ questa l’analisi della drammatica situazione del rapporto tra giovani e mondo del lavoro emersa dall’intervento di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, sul tema del cambiamento in occasione di un HiTalk promosso da LVenture Group nella sede dell’acceleratore di start up Luiss Enlabs a Roma.


“Noi diamo spesso per scontato che il cambiamento abbia comunque un’accezione positiva. E diamo generalmente per acquisito che conflitto ha un’accezione negativa – ha spiegato Camusso -. Il cambiamento è fatto dai conflitti e il conflitto è sempre qualcosa che mette in moto una situazione più avanzata. Quando si vuole trasferire il conflitto, che è normale che ci sia, nell’idea che chi ha una certa storia, una certa esperienza, ha conquistato dei diritti, ha invece dei privilegi, e quindi quelli che arrivano dopo devono tutti partire da zero, ed anzi devono magari prendersela con il loro padre o con i loro predecessori non si determina il cambiamento, si determina una rottura. E si prova a scaricare su chi verrà oltre che su chi c’è l’idea che è colpa loro se non succedono delle cose”.


Se dunque “c’è il 40 per cento di disoccupazione giovanile servono sì le start up, lo studio, le esperienze all’estero, ma bisogna anche dare la possibilità ai giovani di continuare a vivere in questo paese se decidessero di viverlo, e quindi bisogna fare degli investimenti, decidendo che risorse pubbliche e risorse private si trasformano in investimenti e non solo in termini di innovazione, se pure straordinaria, ma ad esempio pensando di mettere in sicurezza il paese, per evitare frane, alluvioni e case che crollano, immaginare poi il nostro paese come il luogo dell’arte e della bellezza”. Per Susanna Camusso allora la tecnologia non va considerata “come un assoluto ma come uno strumento, in campi che hanno comunque bisogno di tanto lavoro, cominciando dal lavoro tradizionale continuerà a convivere insieme alle formule di innovazione. Poi forse un giorno ci sarà un robot che raccoglie i pomodori, ma per il momento i pomodori si raccolgono e spesso con i migranti sottoposti a caporale”.


“Dobbiamo allora sapere che sì siamo in una stagione di transizione, di contraddizioni, e quindi bisogna da un lato fare le cose antiche, con la formula risorse, investimenti, creazione di lavoro, anche pubblico perchè non è obbligatorio che sia tutto privato e dall’altro continuare ad investire energie, risorse e intelligenze sul fatto che bisogna anche esplorare il nuovo – ha concluso il segretario generale della Cgil -. E questo significa dire, con qualche nettezza, che se si preferisce investire sempre in finanza e rendita, invece che nella costruzione di lavoro e di opportunità, non ce la faremo ed avremo sempre il 40% di disoccupazione giovanile”.


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