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La cascata di colori di Ian Davenport, icona Swatch alla Biennale

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Pubblicato il 16/05/2017
Di Team Digital
La cascata di colori di Ian Davenport icona Swatch alla Biennale

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Venezia – Una cascata di colori che prima colpisce per la sua precisione geometrica, quindi disorienta per il modo del tutto imprevedibile nel quale va a terminare sul pavimento. “Giardini Colourfall” è la grande installazione pittorica che l’artista britannico Ian Davenport ha realizzato alla 57esima Biennale d’arte di Venezia per Swatch, un’opera di grande impatto e apparentemente semplice, ma in realtà realizzata con un lungo e complesso processo produttivo.


“Certe volte, paradossalmente, – ci ha detto Ian Davenport – le idee molto semplici possono contenere una grande ricchezza e complessità. Alcuni miei lavori che all’apparenza sembrano semplici, quando li si guarda più da vicino, quando si ha più tempo e maggiore attenzione rivelano molte più cose. In questo modo l’esperienza di visione è più gratificante”.


Il lavoro, nel cuore dei Giardini della Biennale, è imponente, 14 metri per 3,8, con più di mille colori impiegati che Davenport ha colato verticalmente uno a uno sulla superficie di alluminio. Un progetto che per Carlo Giordanetti, direttore creativo di Swatch, rispecchia in pieno l’attitudine dell’azienda, che è anche il main sponsor della Biennale.


“Anche questa idea del colore che viene gestito dall’artista fino a un certo punto, e poi lasciato libero di fare quel che vuole – ci ha detto Giordanetti – è bellissimo, è una metafora straordinaria di chi siamo noi. C’è un lato molto razionale, lo Swiss made, la qualità, poi però c’è l’esplosione della creatività”.


“Sono molto interessato ai colori – ha aggiunto Davenport – e spero che le persone che guardano i miei dipinti poi vadano in giro cercando i colori intorno a loro, guardando per esempio ai semafori e pensando al tipo di verde, o a quell’arancione che può essere ambra o giallo… Tutto è intorno a noi, viviamo in un mondo incredibile e meraviglioso e lo diamo per scontato, ma io credo che non dovrebbe essere così”.


Accanto alla grande installazione, Davenport ha anche firmato un orologio per Swatch, denominato “WIDE ACRES OF TIME” e proposto in edizione limitata.


“Quello che speravo di fare con questo orologio – ci ha confidato l’artista – era trovare un modo di renderlo molto identificabile con il mio lavoro. La sfida è stata trovare qualcosa che, in una forma diversa, quella di un orologio, potesse comunque contenere la mia identità”.


A colpire è poi anche la dialettica tra il lavoro monumentale di Davenport e l’attitudine della mostra internazionale “Viva Arte Viva” della Biennale, che la curatrice Christine Macel ha voluto strutturare intorno a una rinnovata idea di arte che sappia coinvolgere il pubblico.


“Il progetto fatto con Ian Davenport – ha concluso Giordanetti – è stato per me uno dei più appaganti, intanto per la dimensione, perché questo contrasto tra la grandissima installazione e l’orologio è molto evidente. E poi perché la vibrazione dei colori fa parte di chi siamo noi. Il colore è un elemento fondamentale del Dna di Swatch, che sia trattato in maniera molto basica oppure più sofisticata dagli artisti, comunque fa parte di chi siamo”.


E per sei mesi questi colori così ipnotici faranno parte anche del panorama della Biennale.


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