Roma – Ultima settimana di campagna elettorale prima delle elezioni presidenziali in Kenya: tra incertezze e tensioni l’8 agosto si sfideranno per la massima carica dello Stato Uhuru Kenyatta, presidente uscente, e Raila Odinga, leader dell’opposizione.
Il voto si tiene 10 anni dopo quello del 2007, quando proprio Odinga denunciò brogli all’annuncio della vittoria dell’allora presidente uscente Mwai Kibaki e il Paese visse due mesi di violenze di matrice politica-etnica, con la conseguente repressione di polizia, che fecero più di 1.100 morti e 600.000 sfollati. Le violenze nel Paese più ricco dell’Africa orientale, considerato un bastione di stabilità in una regione attraversata da diverse crisi, tramautizzò la popolazione e sorprese gli osservatori.
In Kenya il voto è tradizionalmente espressione dell’appartenenza etnica e Kenyatta, un Kikuyu, e Odinga, un Luo, hanno dato vita a forti alleanze elettorali tra diverse comunità e sarà quindi cruciale l’affluenza alle urne.
La campagna elettorale si è svolta finora in un clima di relativa calma, ma negli ultimi giorni si sono moltiplicati allarmanti segnali di violenza: il 29 luglio uomini armati hanno assaltato l’abitazione del vicepresidente William Ruto e il 31 luglio è stato ritrovato il corpo senza vita, con evidenti segni di tortura, del responsabile del voto elettronico della Commissione elettorale.
Inoltre, nei mesi scorsi si sono registrati numerosi attacchi a
proprietà private nella Rift Valley da parte delle comunità dei
pastori, che accusano i politici di sfollare le popolazioni prima del voto, e nella zona nord-orientale del Paese i jihadisti Shebab hanno aumentato gli attacchi.