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Il mito dell’America raccontato dagli artisti del 900 italiano

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Pubblicato il 12/04/2017
Di Team Digital
Il mito dell8217America raccontato dagli artisti del 900 italiano

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Milano – Nonostante tutto la parola “America” continua a portare con sé una mitologia, molto novecentesca, capace però di affascinare ancora. E proprio alla “riscoperta dell’America” è dedicata la mostra “New York New York”, curata a Milano da Francesco Tedeschi, allestita sulle due sedi del Museo del Novecento e delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo: un percorso nell’arte italiana in relazione al mondo a stelle e strisce.


“Si passa – ha spiegato il curatore ad askanews – dai viaggi compiuti da Depero, De Chirico, Cagli per diverse ragioni negli anni Trenta, che portano una visione fantastica o anche metafisica, secondo la definizione di De Chirico che funziona anche per la città di New York, del mondo americano, alla maniera in cui l’arte italiana conquista una posizione anche di autonomia, di qualità indipendente, dentro però il filtro del rapporto e del confronto con gli artisti americani, con il sistema dei musei e delle gallerie americane che hanno molto valorizzato l’arte italiana negli anni Cinquanta e Sessanta”.


Un periodo che è al centro anche della sezione della mostra dedicata a Ugo Mulas e al suo straordinario lavoro sugli artisti e il mondo dell’arte di New York all’indomani della Biennale di Venezia del 1964 che vide il trionfo di Robert Rauschenberg (+++ cop mulas 4.50 +++). Francesca Pola, co-curatrice della mostra milanese.


“Fotografare questi artisti, nel loro modo di agire – ci ha spiegato – proprio attraverso il tempo e non solo nell’immagine, diventa per lui un modo di mettersi alla prova per trovare ogni volta l’interpretazione corretta e quindi dare in queste straordinarie immagini la fluidità e la novità di quello che stava accadendo a New York nel 1964”.


Il movimento lungo le due sponde dell’Atlantico, comunque, è duplice e le influenze e le scoperte spesso reciproche. A partire dalla mostra “XX Century Italian Art” del 1949 al MoMA, che ha svelato i nostri artisti ai colleghi statunitensi. Senza dimenticare però che una componente decisiva di questo rapporto sta nel legame fantastico e immaginato, un po’ come accade per l’America di Franz Kafka, luogo che il grande scrittore ha raccontato, ma nel quale non è ovviamente mai stato. E non è il solo.


“C’è una dimensione del fantastico, dell’immaginario – ha aggiunto il professor Tedeschi – che ha sollecitato le fantasie, le luci, le mille luci di New York che appaiono nel quadro di Tancredi, che però non è mai stato a New York, l’ha immaginata, ha aspirato a questa città”.


Ora la mostra “New York New York”, promossa dal Comune di Milano, dal Museo del Novecento e da Intesa Sanpaolo con la casa editrice Electa, ricostruisce una storia plurale, fatta tanto dello sguardo ancora solidamente europeo dei nostri artisti degli anni Venti e Trenta, quanto dal ripensamento in chiave italiana del New Dada e della Pop Art, passando per le mitologie americane, su tutte quella del presidente John Kennedy, scelto anche, attraverso un lavoro di Mimmo Rotella significativamente intitolato “Viva America” come immagine simbolo della mostra che resta aperta fino al 17 settembre.


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