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Il lavoro dei Caschi Blu della Cultura nelle zone del sisma

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Pubblicato il 03/04/2017
Di Team Digital
Il lavoro dei Caschi Blu della Cultura nelle zone del sisma

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Roma – Lavorano senza sosta i “Caschi Blu della Cultura”, la task force specializzata nel recupero del patrimonio culturale e attiva nelle aree più colpite dalle scosse sismiche iniziate a fine agosto nel Centro Italia, tra i comuni di Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo.


Qui siamo a Visso, nelle Marche, in provincia di Macerata, paese quasi interamente distrutto dopo il terremoto di ottobre. Ci sono centinaia di opere da salvare e mettere in sicurezza. E il loro destino è nelle mani dei Caschi Blu, esperti, storici dell’arte, carabinieri specializzati nella tutela del patrimonio, vigili del fuoco e volontari; sono la versione “culturale” dei Caschi Blu dell’Onu per la pace.


Il capitano Paolo Montorsi: “Parliamo anche di candelabri piccoli, statue, reliquari, in una-due settimane pensate che sono stati recuperati circa 5.000 beni culturali”.


Una volta recuperate, le opere vengono catalogate e passano nelle mani dei restauratori e degli archeologi se sono state danneggiate. Il lavoro è tanto, il personale poco.


Sonia Melideo storica dell’arte del ministero dei Beni culturali: “C’è bisogno di un aiuto, di manovalanza, le opere sono tante e il recupero è impegnativo, i luoghi sono angusti, servono i mezzi per entrare”. Pierluigi Moriconi, anche lui storico dell’arte. “Gli affreschi, le statue, è un continuo cantiere”.


Grazie a un accordo tra Italia e Unesco, squadre del genere in futuro saranno inviate in tutto il mondo per la salvaguardia del patrimonio storico e artistico, nelle zone devastate da conflitti o disastri naturali, come nell’antica Palmira, quando sarà più sicura. Ma, al momento, la priorità è mettere in salvo i nostri tesori.


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