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Il congedo di Harun Farocki: i videogiochi e l’idea di realtà

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Pubblicato il 01/12/2016
Di Team Digital
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Torino – La realtà e la sua rappresentazione: due termini che, dalle grotte di Lascaux fino alla più avanzate ricerche contemporanee, continuano ad accompagnare i ragionamenti sulle arti visive. Ma che succede quando la realtà non è più il punto di riferimento per le rappresentazioni? Su questo si è interrogato l’artista e regista tedesco Harun Farocki nel suo ultimo lavoro prima della morte. Si tratta di “Parallel I-IV”, che è stato acquisito e viene ora esposto dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, con la curatela di Irene Calderoni. Una videoinstallazione a quattro canali che si concentra sul linguaggio dei videogame.


“Il tema dell’immagine digitale – ci ha detto la curatrice – è già presente nel lavoro di Farocki, prima di questo e da tempo lui si interrogava sul rapporto tra l’occhio, la macchina e il modo in cui le nuove tecnologie danno forma a un’immagine completamente nuova che, nelle sue parole, ha la peculiarità di non rappresentare più una realtà esistente a di fuori, ma di dare vita a una nuova epoca per l’immagine: un’epoca di costruzione, non più di rappresentazione e riproduzione della realtà”.


Le regole del gioco, è quindi il caso di dire, sono diverse ora, e questa diversità diventa la cifra di un mondo a parte, attraverso il quale però Farocki persegue una volta di più il proprio tentativo di indagare visualmente i meccanismi alla base degli immaginari contemporanei. Con più di una variazione sul tema delle grandi domande dell’umanità.


“Farocki – ha aggiunto Irene Calderoni – si chiede: questo mondo forse è creato solo per noi e scompare quando noi non siamo più qui, riproducendo nell’ambito del digitale una classica domanda filosofica”.


Una domanda alla quale, dopo Kant, hanno provato a rispondere, per esempio, la letteratura di fantascienza – bastino i nomi di Philip Dick o William Gibson – e più recentemente pure il cinema mainstream. Ma che continua, come è giusto che sia, a rimanere aperta a diverse interpretazioni, tra le quali quella di Harun Farocki, immersiva e affascinante.


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