Roma – Alle origini della “democrazia recitativa”. Nel suo ultimo libro lo storico Emilio Gentile, professore emerito alla Sapienza di Roma, indaga il rapporto tra i capi e le folle nei regimi democratici, dall’antica Grecia fino agli anni sessanta del Novecento, per risalire alle radici del male di cui a suo avviso soffre oggi la democrazia: una “democrazia in folle”. E ad askanews, Gentile spiega il significato dell’espressione “democrazia recitativa”, da lui coniata.
“La democrazia recitativa – dice lo studioso – è una democrazia che ci fa credere di essere liberi ed uguali come cittadini di potere scegliere chi ci governa, di poterlo revocare, e di poter controllare tutto ciò che ha compiuto e ciò che promette di compiere e ciò che avrà compiuto quando avrà esaurito il suo mandato, Ma è soltanto una recita, noi in realtà come cittadini non abbiamo nessuno di questi poteri”.
“E’ un po’, l’esempio che io faccio, come il respirare dell’aria inquinata: non sappiamo che è inquinata e la respiriamo. Se ci viene a mancare ce ne accorgiamo immediatamente. Se una democrazia ci viene a mancare perché viene soppressa, noi ce ne accorgiamo, e possiamo reagire. In una democrazia recitativa quasi non ci accorgiamo che stiamo facendo parte di una recita, che siamo spettatori di una recita, e questo ci porta a vivere senza democrazia pur facendo la parte degli spettatori di una democrazia”.
Ad askanews, Gentile spiega anche il ruolo che il giornalismo può avere nel contrastare il fenomeno da lui descritto: “Si scivola nella democrazia recitativa senza rendersene conto perché non si ha una informazione realistica di ciò che accade e di ciò che ci accade. La funzione del giornalismo in questo è fondamentale. Fin dall’antica Grecia, la libertà di parola e la libertà di critica è una componente essenziale per una autentica democrazia e ancora di più oggi”. “Il giornalismo è l’unico antidoto, se è un vero giornalismo, serio, informatore e critico, alla democrazia recitativa”.