Roma – Il processo Vatileaks 2, la pubblicazione di nuovi documenti riservati e inediti, il timore che ora il Vaticano renda esecutiva la pena di dieci mesi di carcere, la riforma “fallita” di Papa Francesco sulla riorganizzazione economica e finanziaria della Santa Sede, le dimissioni di Papa Benedetto XVI. Intervista a tutto campo ad askanews di Francesca Immacolata Chaouqui, ex membro della Cosea (la Commissione referente sulle attività economiche della Santa Sede) e uno degli imputati nel processo Vatileaks 2, condannata a 10 mesi di carcere, pena poi sospesa, e ora responsabile della agenzia di comunicazione “Viewpoint Strategy”. La pierre calabrese pubblica ora un libro, “Nel nome di Pietro” (edizioni Sperling & Kupfer), che rivela documenti riservati e scottanti.
“Questo libro – dice Chaouqui – è il mio modo di fare ordine in tutto quello che era venuto fuori durante il processo Vatileaks. Questo libro non racconta affatto del processo, ne parlo solo in cinque pagine. Il resto è il racconto di come è nata, come si è sviluppata e come è finita, la riforma degli affari economici voluta dal Santo Padre. Nel mio libro – prosegue l’autrice – faccio vedere come in realtà tutti i buoni propositi che Papa Francesco aveva posto in questa riforma, siano poi quasi tutti naufragati, travolti da interessi personali, dalla incapacità delle persone scelte di portare avanti un compito così ambizioso come il rinnovamento del sistema amministrativo e finanziario della Santa Sede. Racconto delle verità molto forti, come ad esempio spiego come ad un certo punto una parte della mia commissione volessero trasformare lo Ior in una banca d’affari, creando un fondo in Lussemburgo su cui far confluire i fondi dello Ior e investirli per moltiplicarne la redditività. Questo era assolutamente contro le linee guida di Papa Francesco”.
“C’è poi un documento – sottolinea – su una indagine fatta fare di nascosto dal segretario della mia commissione ai servizi segreti spagnoli sulla sicurezza del Papa. Un gesto di una gravità assoluta, perché dava la possibilità a un servizio segreto estero di conoscere qualcosa di così delicato come la sicurezza del Pontefice”.
C’è ora il timore di ripercussioni dal Vaticano? Un nuovo processo?
“E’ di queste ore – risponde Chaouqui – la notizia che in Varticano si stia valutando se chiedere o meno l’esecuzione della sentenza che mi ha visto condannata per dieci mesi, per i documenti contenuti nel mio libro. Quello che vogliono farci credere, che la riforma economica sia un successo e che tutto sia perfetto, in realtà non è così. Mai in Vaticano si è registrato nell’amministrazione e nella gestione degli affari un caos come quello di queste ore”.
A proposito dello Ior, l’operazione trasparenza e di pulizia di Papa Francesco c’è stata o no? “Sicuramente la volontà di fare trasparenza e pulizia di Papa Francesco è indubbia. La novità di queste ore è che a breve cambierà il vertice dello Ior, stanno già selezionando il nuovo presidente”.
Nel suo libro, lei affronta anche due temi scottanti: quello della pedofilia e quello dell’operazione trasparenza e pulizia allo Ior. Crede che le dimissioni di Benedetto XVI possano essere ricondotte a questi due dossier?
“In Vaticano regna ora il caos e non nego che probabilmente ci saranno altre fughe di notizie. Papa Benedetto XVI – risponde Chaouqui – ha sbagliato a dimettersi in quel momento. Credo che la Chiesa non fosse pronta per le dimissioni di Papa Benedetto. Stava lavorando su due dossier fondamentali: quello sulla pedofilia e quello sulla trasparenza e un Papa come lui in quel momento era più idoneo a trasportare la chiesa senza laicizzarla e senza esporla troppo al fenomeno mediatico. Papa Benedetto XVI non avrebbe forse mandato un messaggio di auguri al Superbowl ma avrebbe saputo governare la Curia con mano più ferma”.