Rovigo – Una mostra alle origini della modernità della pittura, che parte dalla Bretagna e arriva fino a Venezia, seguendo il percorso, carico di influenze, del movimento dei Nabis, i Profeti di una nuova pittura, e di Paul Gauguin. A Palazzo Roverella a Rovigo dal 17 settembre apre al pubblico l’esposizione “I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia”, curata da Giandomenico Romanelli.
“Gauguin e i Nabis – ci ha detto – sono coloro i quali ribaltano il tavolo della pittura moderna e la introducono su una prospettiva, su dei principi e su una pratica d’arte che è assolutamente nuova, innovativa e addirittura rivoluzionaria”.
La svolta, insomma, si colloca dopo la stagione dell’Impressionismo che già aveva indicato un sentiero, che diventa però realmente radicale solo dopo di loro. E l’eco della lezione che arriva dalla Francia settentrionale giunge, forte e chiaro, anche in Italia.
E prima di arrivare alla stagione di Casorati e Cavaglieri, dei quali in mostra sono presenti due dipinti assolutamente straordinari, ad ascoltarla e assecondarla, questa eco, c’è Gino Rossi.
“Gino Rossi – ha aggiunto il professore – è attratto da questa fama e si reca in Bretagna per abbeverarsi alla fonte originale del nuovo movimento, ed è lì che conosce, studia, vede e sperimenta. Ne torna profondamente segnato, e addirittura avviato verso una breve e bruciante esperienza che lo porterà ai vertici assoluti della pittura italiana nei primi vent’anni del secolo”.
La sensazione, visitando la mostra di Rovigo, è che attraverso le diverse sale, ciascuna con un colore tematico alle pareti, si possa intuire il germe di molti dei movimenti artistici dei decenni successivi.
“Dall’esperienza dei Nabis – ha concluso Romanelli – derivano poi le esperienze di tutte le grandi avanguardie europee e non solo europee. Pensiamo a quello che succede dopo con i Fauve e Matisse, pensiamo alle esperienze tedesche come Il Cavaliere azzurro o Il Ponte, lo stesso Kandinskij, fino all’informale e alla pittura astratta”.
Dal mare bretone di strada ne è stata fatta. E lo testimoniano le cento opere in mostra a Palazzo Roverella, che si potranno scoprire nella città veneta fino al prossimo 14 gennaio.