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Dall’economia circolare la seconda chance per microplastiche

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Pubblicato il 03/02/2017
Di Team Digital
Dall8217economia circolare la seconda chance per microplastiche

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Milano – Arginare il fenomeno del marine litter – l’inquinamento di mari e laghi da rifiuti solidi – e trasformare le micro e le nano plastiche presenti nelle acque in risorsa economica: sono alcuni degli obiettivi – possibili – di sostenibiltà che Legambiente, Kyoto Club, e Alleanza per un Mediterraneo sostenibile hanno illustrato in un focus al Parlamento Europeo.


Ai parlamentari europei, le tre organizzazioni hanno portato i risultati del monitoraggio del marine litter su coste e laghi italiani condotto da Legambiente e Enea; e sulla scorta di questi risultati – che individuano, in particolare, natura e caratteristiche di plastiche e microplastiche – indicano alle istituzioni un percorso di lavoro preciso: una seconda vita per le plastiche-rifiuti, come spiega Stefano Ciafani, direttore generale Legambiente: “Dopo averli fotografati – dice – e aver capito dove sono: l’idea è quella di toglierli dal mare e dai laghi e trovare il modo di riciclarli in modo che non vadano più in discarica o nell’inceneritore”.


Simona Bonafè, eurodeputata del Gruppo PSE relatrice del pacchetto Economia circolare, ha coordinato i lavori del focus sul marine litter. Nella sua analisi le pratiche virtuose della gestione dei rifiuti e i principi dell’economia circolare sono una importate occasione non solo di sostenibilità ambientale, ma anche di crescita economica, e anche per quanto riguarda le plastiche disperse nelle acque: “Non sfugge a nessuno che oggi un modo per rilanciare il sistema economico in Europa è anche quello di puntare sul rifiuto come risorsa – commenta Bonafè – Lo diciamo da anni, ma non siamo mai stati in grado di di farlo. Speriamo che adesso alzando da un lato i target di riciclo, e dall’altro facendo vedere che c’è già una nuova industria che fa del rifiuto una risorsa per nuovi assetti produttivi, ed è un tipo di impresa che richiede ricerca innovazione e know-how, su cui noi europei siamo ancora i vincenti nel mondo, ci possa essere l’occasione di un rilancio vero per posti di lavoro di qualità e per Pil di qualità”.


Secondo i calcoli illustrati a Bruxelles, l’aumento del riciclo del packaging tra l’80% e il 90% permetterebbe di diminuire il marine litter nei nostri mari di oltre il 18%; e anche di ottenere un ricavo dai costi per oltre 87 milioni di euro l’anno.


luca.ferraiuolo@askanews.it


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