Roma – “Il vantaggio di applicare il welfare aziendale a uno studio professionale come il nostro è essenzialmente quello di creare un ambiente di lavoro dove siano presenti strumenti adeguati a migliorare la qualità della vita e a conciliare meglio attività professionale e vita privata, anche perchè noi passiamo molte ore della nostra giornata in ufficio”: risponde così Christian Faggella, managing partner dello studio legale La Scala di Milano, con 240 tra avvocati e impiegati, uno dei primi studi professionali in Italia a introdurre il welfare aziendale, che in questo caso andrebbe ribattezzato “welfare professionale”. “Ai nostri colleghi e impiegati – prosegue Faggella – forniamo una sorta di coupon utilizzabile per una serie di servizi, da quelli relativi al tempo libero fino alla possibilità di acquistare libri o di iscriversi a una palestra. Altri servizi sono più dedicati al mondo della famiglia: abbiamo un bonus bebè di mille euro utilizzabile per la nascita di un figlio, oppure ticket di 200 euro utilizzabili, sempre con la logica del coupon, per acquistare servizi legati alla vita familiare. Le agevolazioni fiscali stabilite dal governo non hanno avuto alcun impatto nella decisione di introdurre il welfare, anche perchè sono servizi che noi acquistiamo ed eroghiamo e rientrano nella normale logica della deducibilità dei costi. E’ stata invece una piacevola scoperta apprendere che esiste un vantaggio fiscale per i percettori dei servizi, che vengono erogati al netto e dunque senza aggravi fiscali. Pensando al futuro, per estendere gli strumenti di welfare agli studi professionali si dovrebbe agire su due leve. La prima interna agli uffici legali e professionali in genere, che dovrebbero pensarsi di più come aziende anche con l’introduzione di strumenti come il welfare, che sono pensati per le aziende, ma possono essere ‘forzati’ anche in realtà come la nostra che siamo studi-aziende per dimensioni. Dall’altro lato, sarebbe auspicabile avere da parte del legislatore una presa di coscienza della realtà di studi professionali come il nostro che esistono nelle maggiori città italiane, come realtà che dovrebbero essere destinatarie delle stesse disposizioni, agevolazioni e previsioni che sono normalmente pensate per le aziende in forma societaria e non per le associazioni professionali come la nostra”.
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