Roma – Il settore calzaturiero resiste alla crisi. Più di altri ha saputo reagire alla globalizzazione puntando sulla qualità del prodotto ma il quadro che emerge dall’ottavo rapporto di Assocalzaturifici illustrato alla Camera presenta luci ed ombre. Negli anni più duri della crisi tra il 2008 e il 2015 c’è stata una diminuzione del numero delle aziende del 21,2% e un parallelo calo della produzione del 15,1%.
Una perdita compensata dalla crescita del valore del 2,4% grazie all’aumento del prezzo medio di un paio di scarpe passato da 31,2 euro a 41,7 euro. Una situazione messa bene in evidenza dal direttore generale Tommaso Cancellara: “Il settore – ha detto – vive di luci ed ombre. Le luci ci sono perchè l’export continua a crescere ed è in crescita da 5 anni. La bilancia commerciale è positiva e quindi esportiamo più di quello che importiamo ma questo è vero solo per quelle aziende che ce l’hanno fatta a superare un periodo che invece ha fatto chiudere più di 150 aziende in pochi anni e perso più di 10mila addetti. E quelli rimasti non sono stabili perchè il 2016 e il 2017 non sono anni ancora di ripresa”.
E’ per questo che l’associazione chiede al governo un sostegno concreto che possa mettere gli imprenditori nella condizione di competere su un mercato che si fa sempre più difficile e concorrenziale. “L’Italia – ha spiegato Cancellara – è assolutamente la numero uno al mondo per le calzature di qualità. Ma attenzione a non andare fuori mercato. Per questo, il rapporto lo dice molto chiaramente, abbiamo bisogno di misure forti da parte del governo che aiutino le nostre redistribuire la ricchezza. per farlo hanno bisogno di un cuneo fiscale decisamente inferiore, dello scambio produttività salari e hanno bisogno di supporti concreti per il settore”.