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Arte e spiritualità ebraica: in Triennale 40 candelabri d’artista

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Pubblicato il 13/12/2016
Di Team Digital
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Milano – Gli oggetti e il sacro, un rapporto ultramillenario su cui il Triennale Design Museum di Milano continua a riflettere. In questo senso si inquadra anche la mostra “Lumi di Chanukkah – Tra storia, arte e design”, allestita nell’atrio del Palazzo dell’Arte e dedicata ai candelabri rituali a nove braccia della tradizione ebraica, rivisitati in chiave contemporanea. Il curatore dell’esposizione, Elio Carmi, ha ricordato la genesi del candelabro, portatore di luce perenne per il Tempio.


“Come viene raccontata questa storia dal punto di vista dell’oggetto d’uso? Attraverso – ci ha detto – una forma che comprende otto candele o otto contenitori a olio e un lume esterno, che serve a indicare la continuità, è lo Shamash, il continuatore, quello che accenderà notte dopo notte, giorno dopo giorno, queste candele”.


Su questa struttura sia fisica sia spirituale si inseriscono gli interventi degli artisti. “Hanno fatto il loro gioco – ha aggiunto Carmi – hanno interpretato a modo loro questo tipo di storia e questa storia è una storia facile da interpretare, perché chiunque può leggerci ciò che vuole. Per esempio Dalisi con la povertà del territorio che lui occupa, è un artista che lavora con le fasce deboli del mondo napoletano, e con rame di recupero ha fatto questo paesaggio di otto luci”.


La mostra presenta 40 candelabri che provengono dalla collezione della Comunità ebraica di Casale Monferrato, rappresentata da Claudia De Benedetti, presidente dell’Agenzia ebraica italiana, che ha parlato del legame tra l’arte e la dimensione spirituale.


“Il valore aggiunto – ha spiegato – viene dai simboli della festa, come per esempio nell’opera di Lele Luzzati nella quale i rabbini fungono da contenitore delle candele e quindi ogni sera ricorderemo uno dei capisaldi dell’ebraismo, che è il rapporto con il maestro, nell’accendere dei lumi che, nella loro semplicità, portano comunque al ricordo della tradizione”.


In mostra anche lavori di alcuni grandi artisti, come Mimmo Paladino, che ha creato una struttura di ceramica con nove nicchie per i lumi, oppure Arnaldo Pomodoro, che ha usato le sue classiche forme scultoree per dare un sostegno alle candele. O ancora Emilio Isgrò, l’artista della cancellatura.


“Nel mondo ebraico – ha concluso Carmi – la parola Dio non c’è, viene annullata, viene cancellata. Allora Emilio si ritrova su un territorio nel quale può mettere in gioco questi aspetti”.


La mostra in Triennale resta aperta al pubblico fino all’8 gennaio, conclusione della festa di Chanukkah che quest’anno cade in corrispondenza del Natale cristiano.


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