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Settimana lavorativa di 4 giorni: un successo in UK, la CISL chiede la sperimentazione in Italia

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Pubblicato il 22/02/2023
Di Team Digital
Settimana lavorativa di 4 giorni un successo in UK la CISL chiede la sperimentazione in Italia


Si parla sempre più spesso di raggiungere un migliore Work-life balance, ovvero quell’equilibrio tra la vita lavorativa e quella privata. Una tra le soluzioni possibili per permettere un miglior concilio tra il lavoro e la sfera persona è quello di ridurre la settimana lavorativa su 4 giorni.


Ci sono diverse soluzioni per poterlo fare, e il successo della sperimentazione fatta in Gran Bretagna, sembra aprire uno spiraglio anche nel nostro Paese.


La sperimentazione della settimana corta in UK


Come riportato dallo studio, la riduzione dei giorni lavorativi non avrebbe messo a repentaglio la produttività ed, anzi, l’avrebbe migliorata. Migliorata è anche la qualità della vita privata dei e delle dipendenti che hanno fatto parte di questo progetto sperimentale nel Regno Unito.


Un successo che è arrivato anche da noi e le notizie non fanno che circolare e c’è chi ne inizia anche a parlare di proporre questo esperimento anche in Italia. In particolare, la Fim Cisl, il sindacato si è espresso per prendere in considerazione questa soluzione di equilibrio vita-lavoro anche nel nostro Paese.


La CISL per la settimana lavorativa di 4 giorni


“La notizia relativa alla positiva sperimentazione della settimana corta nel Regno Unito, in 61 aziende con interessanti risultati sia per le imprese che per i lavoratori, deve aprire anche in Italia un confronto tra parti sociali nella stessa direzione. È tempo di regolare il lavoro soprattutto nel settore manifatturiero in modo più sostenibile, libero e produttivo”, ha dichiarato in una nota Roberto Benaglia, segretario generale dei metalmeccanici della Fim Cisl.


“È possibile ripensare gli orari aziendali e ridurli non contro la competitività aziendale ma ricercando nuovi equilibri e migliori risultati. La Fim Cisl già lo scorso anno ha proposto di negoziare, soprattutto a livello aziendale, una forma di lavoro fatta di 4 parti di attività piena e 1/5 di riduzione d’orario che possa essere dedicata anche alla formazione o ai carichi di cura”, spiega Benaglia. “Non si tratta di ridurre gli orari in modo generico, come nel secolo scorso, ma di rendere il lavoro maggiormente sostenibile e flessibile verso i bisogni delle persone. Significa rendere i posti di lavoro più attrattivi. Il sindacato deve tornare a elaborare sfide vincenti e innovative in tema di organizzazione del lavoro per contrattare e creare un lavoro produttivo ma maggiormente sostenibile”.


Foto: Brooke Cagle Unsplash


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