Negli ultimi giorni è scoppiata una vera e propria polemica tra due grandi protagoniste della musica italiana: Donatella Rettore e Giorgia. Tutto ha avuto inizio da una lunga intervista rilasciata dalla Rettore al Corriere della Sera, in cui l’artista ha definito Giorgia “sopravvalutata”, poco originale e addirittura una copia italiana di Whitney Houston.
Queste parole non sono passate inosservate e hanno acceso un acceso dibattito sui social network, con tanti fan di Giorgia a prendere le sue difese. Pochi giorni dopo, è intervenuta anche la madre della cantante con un post su Instagram, provocando un nuovo scambio di battute, al punto che Donatella Rettore ha fatto riferimento a possibili vie legali, precisando però: «Io voglio bene a sua figlia, mi chiedo solo dove sia finita l’artista vivace e che viveva d’istinto che ho conosciuto quando era una ragazzina. E poi perché una grande cantante di 54 anni ha bisogno di tutti questi avvocati? Non poteva rispondermi?»
Giorgia risponde a Donatella Rettore: le sue parole
Ieri, sempre sulle pagine del Corriere della Sera, arriva la risposta di Giorgia, che sceglie la via dell’eleganza e della compostezza per rispondere alle parole di Donatella. La cantante, autrice di successi come La Cura Per Me, ha ammesso di aver provato dispiacere nel sentire il giudizio della collega, ma ha voluto soprattutto ricordare con affetto l’immagine che di lei conserva.
«Ha detto che sono l’imitazione di Whitney Houston, sì lo so. A essere una copia di Whitney Houston ci metterei la firma! Poi certo mi ha ferito, anche se so che non si può piacere a tutti. Di Donatella ho un bellissimo ricordo, mio papà faceva il cantante e quando avevo 8 anni mi ritrovai a una cena dove c’era anche lei: ricordo questa ragazza bionda con le stelline appiccicate sugli occhi, ho passato la serata a guardarla come una dea. L’ho sempre adorata e quindi mi dispiace che lei non provi la stessa cosa. Però per me rimane la dea di quella sera.»
Giorgia ha voluto anche condividere un pensiero più intimo, parlando del rapporto profondo che i cantanti hanno con la loro arte e con il pubblico. «Io credo che i cantanti siano tutti psicopatici – ha detto – ma in senso buono, perché sono persone con una sensibilità talmente profonda da essere sempre pronte a mettersi in discussione come se ogni canzone fosse la prima volta; come se non avessero costruito nulla anche quando hanno carriere importanti.»
Foto: LaPresse.