Magazine RDS

Soyuz 11 come Final Destination

Il 30 giugno del 1971 la navicella Soyuz 11 doveva tornare sulla terra dopo una missione che era stata un successo. La navicella era riuscita ad agganciarsi alla stazione spaziale Saljut e l’equipaggio aveva abitato per la prima volta un avamposto umano nello spazio.


Le fasi di discesa vanno come da programma, la Soyuz atterra nella steppa come organizzato e i tecnici sono pronti ad accogliere l’equipaggio. Quando aprono lo sportello della navicella, però, lo spettacolo che si trovano davanti è terribile. I tre cosmonauti sono immobili nei seggiolini, cinture allacciate e sembrano dormire.


La realtà è un’altra e i medici presenti iniziano immediatamente a prestare i primi soccorsi, ma senza ottenere risultati. Georgij Timofeevič Dobrovol’skij comandante della missione, Viktor Ivanovič Pacaev ingegnere di bordo e Vladislav Nikolaevič Volkov ingegnere collaudatore, non ce l’hanno fatta.


A volte bisognerebbe cogliere i segni che ci arrivano e decidere di scendere, come in Final Destination. Quel volo era nato male, con una serie di inconvenienti che forse avrebbero dovuto far riflettere. L’equipaggio era quello di riserva, perché una tosse insistente del comandante dell’equipaggio originale sembrava potesse essere riconducibile alla tubercolosi. Essendo stato a contatto con tutto l’equipaggio, si pensava che il comandante l’avesse trasmessa anche agli altri membri. La diagnosi si rivelò sbagliata, ma salvò la vita ai tre membri originali della missione.


Anche la missione in sé ebbe diversi problemi. Un grave incendio compromise l’uso del telescopio di bordo della Saljut. L’ultimo problema divenne fatale per l’equipaggio. La valvola della Soyuz che avrebbe dovuto equiparare la pressione dell’aria interna con quella esterna non funzionò. La perdita d’aria della capsula causò la morte dei cosmonauti che non indossavano le tute, che li avrebbero salvati prendendo l’ossigeno dai serbatoi e non dall’interno della capsula. Da quel momento tutti i cosmonauti indossano le tute.