Negli ultimi anni ci siamo sempre più abituati a fare shopping online e a restituire un capo di abbigliamento acquistato se, una volta indossato, non fosse stato di nostro gradimento. Adesso però pare che questo procedimento non sarà più possibile. Sono sempre più infatti i brand che hanno deciso di cambiare la propria politica aziendale: da qualche mese nel Regno Unito, Zara ha deciso di introdurre un contributo fisso di quasi 2 sterline se il cliente decidesse di fare il reso. In alcuni paesi, il marchio giapponese Uniqlo e il sito Asos hanno deciso di aderire a questa nuova politica.
Il motivo di questa decisione è semplice: per le aziende i resi sono un costo, e negli ultimi anni il numero di ordini è aumentato in maniera decisamente significativa. Essendo il rimborso gratuito, molti sono i consumatori che ordinano più taglie di uno stesso capo per trovare quella perfetta, e poi restituire tutte le altre. Altri invece sanno già che restituiranno i vestiti acquistati: li indossano una sola volta per scattare qualche foto da pubblicare, e poi li mandano indietro. Ciò a cui non pensiamo però, è che fare un reso ha anche un grandissimo impatto sull’ambiente. Infatti, oltre all’infinito numero di confezioni di plastica utilizzate solamente per l’imballaggio dei vestiti, viene sommato anche un altro fattore: molto spesso i capi restituiti vengono direttamente buttati invece che essere rimessi in vendita, perché per le aziende è più economico. Questo porta ad un automatico aumento delle emissioni di anidride carbonica prodotte dalla combustione dei rifiuti.
Dunque, sembra che questa decisione, oltre a combattere il fenomeno del fast-fashion, avrà forti ripercussioni sul comportamento dei consumatori. Probabilmente non si compreranno più taglie dello stesso capo, e si farà shopping in maniera più consapevole, senza cedere agli acquisti impulsivi.
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