Bologna – Visitare le università e i più importanti centri di ricerca del food nel mondo, incontrare startup, acceleratori, Ong, enti statali e imprese, raccogliere tutti i “segnali di futuro” che chef e gourmet seminano nel mondo. La sfida per i 15 talenti impegnati nei prossimi mesi nel Food Innovation Global Mission si chiama “innovazione”. Ma senza “cambiare la tradizione”.
Matteo Vignoli, docente di Economia e ingegneria gestionale all’Università Modena-Reggio e cofondatore del trust no profit Future Food Institute ne spiega le ragioni: “Qualche decennio fa il ragù non aveva il pomodoro, oggi se si chiede in un qualsiasi ristorante la tagliatella con il ragù la danno con il pomodoro e nessuno pensa che sia una innovazione incredibile o un sacrilegio: oggi è normale pensare che il ragù abbia il pomodoro. Cambiare una tradizione senza stravolgere è un po’ l’essere maestri dell’innovazione: presento qualcosa di familiare e al tempo stesso nuovo, questa è l’innovazione che l’Italia può dare nel cibo”.
A un anno dalla conclusione dell’Expo “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, dove tutto il mondo ha fatto tappa a Milano, sono stati selezionati alcuni studenti provenienti da 15 paesi diversi e con diversi titoli accademici e professionali per diventare “antenne” della food innovation, in grado di carpire in ogni angolo del pianeta le novità e le tendenze del cibo e della filiera dell’agroalimentare.
“Oggi che li abbiamo conosciuti in questi tre mesi posso dire che ognuno ha una missione personale da compiere verso il futuro” dichiara Vignoli. “Questa missione può essere da cambiare il mondo attraverso la gastronomia a capire quali sono i nuovi modi per insegnare ai bambini come mangiare bene oppure quali sono le sfide che i ristoranti propongono per trasmettere oltre che il cibo anche la cultura”.