Reggio Emilia – L’emozione del contemporaneo: la Collezione Maramotti di Reggio Emilia è a tutti gli effetti una eccellenza italiana che sui due livelli dell’esposizione presenta un vero e proprio viaggio nell’arte italiana e internazionale dal secondo Novecento a oggi. La direttrice Marina Dacci parla di un progetto che non si ferma e guarda sempre avanti. “La ricerca – ci ha detto – è fondamentale, la ricerca parte dall’assunto che non si compra un manufatto, ma si sostiene un’idea. E l’idea è un meccanismo di energia aperto che dà spazio agli artisti di cimentarsi e proporre un processo di lavoro e sperimentazione, questa è la nostra idea per continuare la collezione”.
Nelle sale si incontrano tanto i leggii di Giulio Paolini quanto le Tavole di accertamento di Piero Manzoni; i grandi dipinti di Julian Schnabel e di Alex Katz e le scritte magnetiche di Christopher Wool, solo per citare qualche nome. Ma l’opera simbolo, a nostro avviso, dell’intera Collezione è la grande nave sospesa di Claudio Parmiggiani, dedicata e intitolata a Caspar David Friedrich.
“Da un lato – ha aggiunto Marina Dacci – abbiamo la collezione, che ha una sua storia e un suo percorso, dall’altro abbiamo un work in progress che si basa su questo: noi investiamo sull’energia degli artisti e non investiamo su dei manufatti”.
Tra i corridoi della Maramotti perdersi è il minimo che ci si possa augurare, si avrà così l’opportunità di incappare nei dipinti fluo di Peter Halley o nei lavori post Pop del grandissmo Mike Kelley. Intorno a loro tante altre storie, dalla Transavanguardia all’Arte povera, ma soprattutto il senso di un museo che rimane in costante movimento.