Roma – L’arte per portare la bellezza in un luogo di sofferenza, l’arte per aiutare le anime a uscire da uno spazio fisico di detenzione. E’ “outside/inside/out – Arte a Regina Coeli”, il progetto promosso dal carcere di Trastevere assieme a Roma Capitale, al Macro, ai Volontari di Regina Coeli (Vo.Re.Co) e all’associazione Shakespeare and Company2.
Tre artiste completamente diverse per stile, linguaggio e formazione hanno creato opere insieme ai detenuti sulle pareti interne della prigione, con risultati straordinari non solo dal punto di vista estetico, ma anche umano.
Laura Federici, pittrice e videoartista, ha dipinto “Fuori di giugno”, affresco su un’intera parete, letteralmente “sfondata” con il colore in modo da aprire quasi uno squarcio ideale verso il sole e gli alberi dell’Orto Botanico. “Ho lavorato proprio in questo modo, intervistandoli, chiedendo e portando immagini dei miei ricordi integrate con le cose che loro mi portavano, ritagli di giornale oppure cose che si facevano mandare da casa. Sicuramente sono rimasta sbalordita dal fatto che ero talmente a mio agio durante il lavoro, anche grazie agli agenti che ci hanno veramente spianato la strada, è stato molto facile ottenere il contatto con i detenuti, che quasi la sera mi sarei trattenuta”.
Nel caso di Pax Paloscia, che ha realizzato un murales con le icone della cultura pop e del cinema, i detenuti l’hanno ispirata e spesso quasi “guidata”: “Sono arrivata e ho detto, vabbè adesso gli porto qualche fotocopia di immagini, di ritratti, è anche più facile lavorarci, ho detto: facciamo James Dean. E loro: mamma mia Pa’, ma proprio James Dean? Facce fa’ qualcosa di un po’ più concettuale! E io: ma come concettuale? Erano pieni di riferimenti loro, anche su film stranieri: mi hanno fatto conoscere Rosario Dawson di Kids, che non conoscevo, loro mi hanno illuminato”. “Bastavano veramente due suggerimenti sulla tecnica di come deve essere fatto il segno e poi hanno fatto tutto loro: veramente, questo Marcello l’ha fatto tutto questo ragazzo che ha lavorato con me i primi giorni. Poi abbiamo fatto Kate Moss, Eminem, Rosario…”
Regina Coeli è un carcere “di passaggio”, i detenuti vengono progressivamente smistati verso altre strutture, quindi molti di quelli che hanno aiutato le artiste già non sono più nello stesso centro. Giampiero è uno di quelli che hanno avuto la fortuna di partecipare: “Penso che l’arte, anche se imprigionata, corre davanti al dolore con il risultato che si può vedere, che è la bellezza. Anche un semplice dipinto può essere un’espressione di libertà, di evasione, di emozione, di sogni, io personalmente ho rappresentato due figure femminili e in quei tratti lì mi sono molto identificato, addirittura c’era un momento che pensavo di essermi smaterializzato, pensavo che fossero vere. E’ stata una cosa bella proprio, veramente bella”.
Grazie al progetto alcuni detenuti si sono anche avvicinati alla bellezza e all’arte del passato, attraverso l’opera di Camelia Mirescu, Omaggio alla Cultura Italiana, un collage materico di fotografie di numerosi capolavori della pittura italiana, sovrapposti e rispecchiati nelle acque del Lago di Bracciano: “Essere un ponte per riagganciare il mondo esterno, di reinserimento attraverso il valore dell’arte. Alla fine la mia soddisfazione è stata immensa, il giorno in cui uno dei detenuti mi ha detto: ‘Allora Camelia, adesso finalmente so che qualcuno mi aspetta fuori, Caravaggio mi aspetta fuori'”.
Le immagini delle artiste e dei detenuti che lavorano sono filmate dalla proiezione del video “Muri Socchiusi”, avvenuta durante la presentazione alla stampa del progetto outside/inside/out. Il video integrale è visibile al Macro fino al 26 marzo del 2017 nell’ambito della XV edizione del Festival della Fotografia, insieme ad altre opere grafico-fotografiche delle tre artiste relative al progetto.