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Sanità, andare sempre più verso modello multipilastro

Roma – Allarme sulla tenuta della sanità pubblica. E’ quello che lancia il VII rapporto sulla sanità realizzato dal censis e dalla compagnia assicurativa Rbm. Nel 2016 il servizio sanitario pubblico ha “espulso” oltre 13,5 milioni di persone. Oltre un italiano su quattro (il 22,3%) non riesce a far fronte alle spese sanitarie che deve sostenere di tasca propria per cure necessarie. E sono circa 9 milioni gli italiani che hanno dovuto rinunciare alle cure per motivi economici, in particolare malati cronici, persone a basso reddito, donne e non autosufficienti.


La sanità pubblica è a rischio crack, mancando dai 20 ai 30 miliardi di euro per garantire il mantenimento degli attuali standard assistenziali da parte del sistema sanitario del nostro paese.


Ma il modo per superare le criticità c’è, come sottolinea il consigliere delegato di Rbm Assicurazione Salute, Marco Vecchietti:


“Il welfare state in realtà è al centro delle emergenze non solo del nostro paese ma in tutta l’area Euro. Non è un caso che i principali paesi con cui ci confrontiamo, dalla Francia alla Spagna e al Regno Unito sono già intervenuti in questo senso con delle riforme che sono tutte accomunate dall’impostazione di un modello multipilastro, ovvero che affianca al sistema sanitario pubblico, che rimane comunque il pilastro fondamentale, una seconda gamba aggiuntiva che a seconda dei paesi svolge ovviamente una funzione sociale ed economica diversa, ma che ha la caratteristica di essere di fatto un riequilibratore sia in termini di qualità che di accessibilità alle cure”.


L’obiettivo è quello di una sanità sinonimo di inclusione ed equità, mentre l’universalismo attuale mostra sempre più profonde diseguaglianze e livelli decrescenti di assistenza, oltre che forti differenze territoriali.


In questo quadro solo il 20% degli italiani riesce a tutelarsi da una situazione sempre più difficile attraverso una polizza sanitaria integrativa, prevista dal proprio contratto di lavoro o dalla propria azienda o stipulata individualmente, rispetto alla quasi totalità dei francesi (circa il 97,5%) e a più di un terzo dei tedeschi (oltre il 33%).


Secondo Vecchietti è fondamentale allora porre al centro dell’agenda politica un “robusto tagliando” al nostro Sistema Sanitario che intervenga strutturalmente sul tema del finanziamento e della qualità delle cure, per recuperarne le “quote di universalismo perdute” e ripristinarne la capacità


redistributiva. Servono nuove regole per preservare i fondamentali del nostro Sistema Sanitario, garantendo una risposta sicura per la nostra Salute e per quella delle future generazioni. Ancora Vecchietti:


“Una soluzione che sia in grado di intervenire sui costi delle famiglie italiane ma che abbia un fondamentale obiettivo che è quello di restituire universalismo, sostenibilità ed inclusione a quelle fette della popolazione che oggi, non informate, non sono in grado di accedere all’assicurazione sanitaria”.